Abbiamo contattao Valeria Caputo, bravissima cantante e compositrice che ha da poco pubblicato un album delicato ed estremamente dolce: "Migratory Birds". Scoprite cosa ci ha raccontato...
Chi è Valeria Caputo secondo Valeria Caputo?
Eh eh…bella domanda…direi impegnativa! Per me Valeria è una persona complicata anche nella sua interiorità, l’unico modo di “sbrogliarmi” è di esprimermi creativamente. E’ possibile che sia alla continua ricerca di vie di comunicazione alternative che by-passqino le parole…infatti, l’arte in sé esprime e sintetizza molti concetti e spiegarla è sempre riduttivo.
Come e quando ti sei accorta che i tempi erano maturi per poter intraprendere una carriera musicale?
I tempi non sono mai maturi. Ho cercato di “essere”…mi sono persa e ritrovata mille volte (e probabilmente continuerò a farlo)… guarda caso sono a mio agio solo quando posso esprimermi in un ambiente creativo e stimolante. Bene, basta dirselo! E’ questa la conquista più grande.
Una carriera musicale è il risultato di un percorso di vita. E’ un po’ come quando sei innamorato di una persona e non fai altro che pensarla, poi ti chiedono “quando hai deciso di innamorarti?”.
Da poco tempo è uscito il tuo nuovo album “Migratory birds”. Quali sono gli ingredienti di questo disco? Quali argomenti hai toccato?
Vediamo…non vorrei ripetermi…”Migratory birds” è il frutto di amore e dedizione…si, direi questi gli ingredienti principali…ma anche di un sentimento agrodolce tra malinconia e speranza…già.
Gli argomenti toccati vanno dalla sfera personale per arrivare a temi di più ampio respiro come la guerra e l’ingiustizia, l’abuso di potere e la schiavitù nelle sue varie forme (come in It’s Wrong).
Certo è che il tema del viaggio è centrale e che ”Migratory birds” è autentico…dalla prima stesura dei brani fino all’ultimo goccio di riverbero.
Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?
Beh, certe sono rivelazioni un po’ intime. Diciamo che mi piace raccontare che quando ho l’ispirazione per creare, sono presa da uno stato febbricitante in cui mi assento (o forse mi presento?)…per questo non mi è possibile del tutto accedervi, né lo voglio sapere.
Posso dire che un processo (solitamente e forse apparentemente) più lungo è dedicato i testi, sia per la questione “inglese”, sia per l’elaborazione che può spalmarsi nel tempo ad intermittenza. Lascio lavorare spesso il mio inconscio e poi, quando sento di essere pronta, scrivo. Altre volte musica e testo vanno di pari passo.
“Migratory birds” è un album delicato, soave, sognante, puro, straordinariamente emozionale, suggestivo (la lista degli aggettivi potrebbe andare avanti ancora per molto). Su tutto emerge l'uso della tua voce. Come riesci a 'modularla' all'interno dei singoli brani? Sono i brani che seguono la tua voce o viceversa?
E’ la melodia che guida l’idea musicale, certo anche la parte armonica vuole la sua attenzione!
Sono una cantautrice, quindi canto ciò che scrivo…direi che il concetto è chiaro. Sono io, che mi presento con la mia musica, con i mezzi che possiedo per comunicare. La voce è uno strumento primario, tanto istintivo quanto complesso che mi affascina e di fronte al quale mi pongo come davanti ad uno specchio. Indago le sue possibilità rispetto alle mie idee, per avere la possibilità di rivelarmi.
Da dove hai preso ispirazione per concepire questi brani?
L’ispirazione arriva. Potrebbe ad esempio generarsi dal mio tentativo di cogliere e fotografare attimi tanto piccoli quanto intensi che fanno parte della mia esperienza personale. Direi che sarebbe riduttivo entrare troppo nei dettagli…comunque spesso lavoro per immagini…è una sorta di memoria visiva che mi guida nei diversi colori tra melodie ed accordi.
Quali sono i tuoi impegni futuri? Tour, collaborazioni, registrazioni?
Tra i miei impegni futuri, direi imminenti, c’è il tour “Migratory Birds” per la presentazione dell’album. Le date vengono costantemente aggiornate ed è possibile consultarle sul mio sito a questo link .
Alle collaborazioni sono sempre aperta e non nascondo che mi piacerebbe fare qualche esperienza come produttore…chissà, prima o poi!
Se dovessi consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che ti vengono in mente?
Tra i contemporanei penso ad una grande donna e poetessa, alla quale ultimamente mi sto dedicando con alcuni approfondimenti, la cara Alda Merini. Un personaggio tanto delicato quanto intenso che non ha bisogno di presentazioni.
Penso poi ad un altro nostro contemporaneo a cui ho dedicato la parte scritta della mia tesi di laurea: Bruno Bozzetto…un creativo dei nostri tempi, una tra le punte di diamante in Italia, tutt’oggi in costante attività con la “Bozzetto Film” (http://www.bozzetto.com/). E’ possibile leggere un estratto della mia tesi che riguarda “la sonorizzazione nelle animazioni di B.Bozzetto, qui (http://www.musicaelettronica.it/recensioni/audiovedere-bruno-bozzetto/)
Il terzo a cui penso è Akira Kurosawa, da ragazzina fui letteralmente folgorata dal suo capolavoro assoluto, “Dreams”, che vidi al cinema e che mi ha aperto un mondo sulla cultura orientale che apprezzo molto. Un regista visionario e lungimirante che apre un immaginario tra il mistico e il fantastico che mi ha suggestionato ed ispirato molto con la sua poetica.
Cosa ne pensi del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?
La musica, come tante altre forme d’arte che fanno parte della nostra cultura, in Italia deve sgomitare un po’. La condizione dell’artista è sempre un po’ bistrattata e molto spesso è valutato più per la sua visibilità (a volte parliamo di fenomeni d’attrazione più che di artisti?) che per un senso critico sviluppato dal “potenziale fruitore contemporaneo”. Penso che una buona fascia di pubblico non sia stata sensibilizzata abbastanza proprio per le scarse occasioni che si hanno di entrare in contatto con forme di cultura e per il costo che essa ha…un po’ anche per la diseducazione che la TV, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora oggi trasmette. E’ anche vero che molte occasioni di usufruire di eventi gratuitamente non sono sfruttate abbastanza dalla popolazione…le persone sembrano impigrite e anche un po’ apatiche, per cui quelli che partecipano agli eventi culturali sono sempre i soliti e non c’è ricircolo. Spesso, è un nostro impegno cercare di coinvolgere il pubblico, ma anche le istituzioni hanno un preciso compito in questo senso. Non vorrei entrare in discorsi retorici per cui mi limiterò a fare una considerazione nei confronti di un nuovo fenomeno autentico e vivo che sta nascendo. Ho notato con piacere che i cittadini motivati (fossero anche sempre i soliti) “agiscono uniti” per una causa, molto spesso riguardante contenuti culturali, fino ad arrivare a coinvolgere le istituzioni. “La spinta dal basso” potrebbe rivoluzionare e riprendersi l’autorità di riconoscere, riavviare e ridare dignità a molte forme di espressione artistiche e comportarsi da esempio per risvegliare la coscienza dei cittadini più pigri. Sono certa che quando tutti ci impegneremo un po’ di più, la musica e in genere l’arte, senza escludere le occasioni di condivisione della cultura italiana, nelle loro forme più autentiche e oneste, non mancheranno di farsi sentire e di essere apprezzate…e non ultimo, di spazzare via le situazioni vendute, speculative e scorrette che oramai, personalmente, mi hanno saturata. Queste, organizzate ad hoc per “distrarci” e “distoglierci” dai temi e dalle occasioni “vere” di condivisione trasmettono contenuti distorti, creano false forme di realtà, ci “scollano” dal vero sentire ipnotizzandoci con mezzucci e poco altro, non sono le uniche responsabili di questo “lassismo culturale”. Anche noi adulti, i genitori e i nonni, gli insegnanti e quanti più ne hanno coscienza, devono assumersi il compito di non lasciarsi andare, di amare i propri figli, amici, fratelli, nipoti e non abbandonarli in pasto a certe demenzialità. Con un po’ di amore in più per noi stessi possiamo ottenere molto più anche per il nostro prossimo.