Chi è Petrigno secondo Petrigno?
Un giovane vecchio che cerca di tenere il passo ma anche senza troppo interesse... La vocina nella testa che ti dice, fai quello che ti fa star bene che ti libera, l'ormeggio mollato, l'errore reiterato, la non curanza dei tempi che viviamo. L'oblio, la distrazione, ecc ecc.
Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
Pragmatica, violenta, sincera.
Ascoltando il nuovo lavoro “La lingua del santo” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il titolo viene da un film visto da me e una persona mancata prematuramente, doveva essere il nome della band, poi abbiamo optato per altro, ma ho voluto usarlo per lui. La musica mi ha cercato anche quando sono andato via da Palermo per elaborare il lutto, è nato come nasce un figlio che non cerchi ma che vuoi comunque tenere. Le idee non c'erano sono stati colpi di tosse, è stata verità che devi dire a qualcuno per non impazzire...non so bene se rendo l'idea .
Nel tuo lavoro discografico si respira amore e morte, una dolce apocalisse che fissa diverse diapositive. Puoi parlarcene?
L'apocalisse dei tempi che viviamo. Amore e morte ne fanno parte da sempre, fanno parte di tutti i vari apocalisse. Le diapositive sono i vari " noi " le varie sfaccettature, l'auto esaminazione.
Puoi raccontare il tuo incontro con il produttore Valerio Mina e quanto ha influito sul tuo percorso artistico?
Io e Valerio veniamo dalla stessa terra e dalla stessa aria musicale che si respirava lì. C'era stima e amicizia, quando, già nelle montagne laziali ho cominciato a scrivere i pezzi, ho subito pensato a lui perché conosceva me, la mia musica e condividevamo lo stesso dolore. Ho avuto ragione, ma in effetti anche più di ragione, perché ci si è buttato a capofitto come se fosse suo e in effetti lo era o lo è diventato, è stata la più grande fortuna di questo disco.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Fare ciò che mi fa star bene, che duri un'istante, un minuto, un'ora, combattere per quello. È difficile e frazionato il benessere, ma continuare a disegnare, registrare un disco nuovo, suonare live, cucinare. Questo mi fa del bene a volte, altre mi libera mi depura, come togliere dei pesetti, come sputare un po' di veleno. Liberarmi.
Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Non ascolto tante band, tanto meno contemporanee, Mark Lanegan band ( è contemporaneo), Afterhours, Bon Iver, Rolling Stones.