É uscito venerdì 12 luglio 2024 su tutte le piattaforme digitali il primo EP del progetto Kimera, un capitolo definitivo dopo l'uscita di diversi singoli, di cui l'ultimo dal titolo "Quando le discoteche chiudono". Un viaggio introspettivo e intenso, atipicamente estivo che ci racconta un nuovo spettro della scena underground del cantautorato italiano, "I Fiori Del Male", questo il titolo del disco, è un un viaggio introspettivo che racconta di un periodo di intesa trasformazione interiore. L’amore e la ricerca di sé stessi si intrecciano in un vortice di emozioni dando vita a un percorso tumultuoso ma illuminante. Attraverso esperienze emotive intense e momenti di smarrimento ci si interroga sulla propria esistenza e sul significato della vita. La fragilità e la debolezza diventano così terreno fertile per una profonda crescita interiore.
Da questo viaggio emotivo si emerge trasformati, consapevoli della propria forza interiore, pronti ad affrontare le sfide del futuro con rinnovata tenacia.
Siamo partiti con lui a parlare di Baudelaire, un’ispirazione costante che dà anche il nome al titolo di questo disco. Quando qualcuno sta male è molto più abile a scrivere canzoni, ed ecco com’è andata.
1. Quale connessione può esserci tra l'opera di Baudelaire e il tuo disco di debutto? E perchè "| Fiori Del Male" ti ha affascinato così tanto da dedicarci anche il titolo di un disco?
"I Fiori Del Male" racconta di una rinascita emotiva interiore raggiunta solo grazie a un susseguirsi di eventi carichi di intensità per lo più negativa. Mi sono ispirato all'opera del poeta perché in un certo senso mi sono identificato nella figura dell'Albatros raccontato da Baudelaire : bellissimo e libero quando vola ma schernito quando a terra. Volevo esprimere il concetto che quando qualcuno sta male tendenzialmente è molto più abile a scrivere canzoni, parole, poesie ... quindi diamo forma alle idee attraverso l'intensità del dolore ma quando siamo sulla "terra ferma", fuori dalla nostra dimensione artistica, ci sentiamo scherniti dalla vita e dal mondo esterno, come l'albatro appunto
2. E se dovessi incastrarti in un genere musicale a forza, quale potrebbe essere?
Sicuramente mi incastrerei a metà tra il pop e l'elettronica perché alcuni dei miei pezzi sono estremamente commerciali mentre altri lasciano spazio a sonorità più eteree fatte di Synth, Pad, tastiere...
3. E forse il pop sta avendo una nuova primavera, grazie anche alla nuova direzione di eventi come ilFestival di Sanremo e simili? Ti senti mai fuori contesto o ancora in cerca di una scena che ti accolga?
Negli ultimi anni in Sanremo ho visto un'evoluzione proiettata verso l'innovazione anche se non sono del tutto sicuro che si possa parlare di "evoluzione musicale". Credo che un evento come Sanremo detti le regole del mercato e ciò lascia intendere che la scena attuale vive e vivrà di Pop e di Dance. Voglio però anche pensare che la musica venga scritta e prodotta anche per il solo piacere di farla e questo deve essere prescindere anche da quelli che sono i dettami del "mercato". Per quel che riguarda me poi, mi sento perennemente fuori contesto...
4. Hai voglia di raccontarci anche la copertina di questo EP?
La copertina dell'EP, così come quelle dei singoli usciti finora, è opera della graphic designer Chiara Noir.
Ne "I Fiori Del Male" abbiamo voluto rappresentare l'idea che tutto può sparire, anche e soprattutto il "male". Allo stesso tempo la copertina dell'album rappresenta anche l'inafferabilità dei sogni e il loro dna etereo
5. Ti vedremo di ritorno anche a settembre?
Lo spero! Sto lavorando a nuovi pezzi e spero di poter tornare con un nuovo lavoro entro la fine di quest'anno