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É uscito giovedì 16 maggio 2024 su tutte le piattaforme digitali (per Believe Music Italy) il nuovo singolo di Yashal. Un nuovo capitolo che racconta una completa rinascita spirituale, quella del cantautore di Roma ma di stanza a Milano, che ha avuto origine durante il lockdown, quello che ci sembra lontanissimo ma che inevitabile ci ha segnato nei modi più diversi. Benvenuti quindi in questo mondo, quello ossimorico di Yashal, sfacciatamente pop, con le luci al neon e una melodia trascinante, ma che racconta di sensazioni viscerali e di una armonia più profondi. 

Da Roma a Milano, passando anche per la Germania. Ci siamo fatti raccontare questo suo progetto musicale che ci ha davvero colpito.

Che differenze hai riscontrato, musicalmente parlando, tra Roma e Milano? E in quale delle tue ti sei trovato meglio?
Ciao a tutti e grazie per questa chiacchierata. A Roma sono cresciuto, mi sono plasmato. A Milano ho avuto la possibilità di uscire dalla zona di confort e vuoi per fortuna o perché era il momento giusto, di imbattermi in qualcuno che con la musica ci campa e che mi aiuta nel mio percorso (Dongo D, il mio producer).

E della Germania cosa puoi raccontarci? Come mai ti sei trovato da quelle parti? Cosa ti è mancato di più di “casa”?
Praticamente ero partito semplicemente per un servizio fotografico, poi conoscendo le lingue sono rimasto là a lavorare nella stessa azienda occupandomi di mediazione linguistica. Ma c'era UN GRANDE problema... non parlavo tedesco.
Di tempo per fare un corso non ce n'era... e dopo un po' mi sono sentito completamente bloccato. Stavo implodendo. Volevo avere una vita sociale. Volevo di nuovo vedere i miei amici ogni giorno, la mia famiglia, i miei nonni, la mia macchina... o semplicemente farmi una risata con la cassiera del supermercato. Lì non potevo perché non capivo nulla.
Così dopo qualche mese, nel momento in cui ho cominciato a guardare la finestra come un'amica, ho capito che era finita. La mattina dopo ero a Roma senza ripensamenti.

Quali sono i tuoi primi ricordi legati alla musica? E quando hai capito che avresti dovuto farne di tua?
Questa è una domanda a cui non so mai rispondere, perché effettivamente non ho memoria di un momento nella vita senza musica. Certo i primissimissimi ricordi sono quelli di quando ero ancora un scricciolo e facevo i viaggi in macchina con i miei per andare al mare, quando nel mentre ascoltavamo Phil Collins, Pino Daniele, Mango, Donna Summer. Quindi credo che con mostri sacri del genere sarebbe stato impossibile non amare la musica. Ed io ho cominciato a scrivere praticamente da piccolissimo... Intorno ai 7/8 anni... con l'ingenuità che poteva avere un bambino all'epoca. Già in inglese... certo un inglese inventato ma qualche parola qua e là le azzeccavo.

Come mai proprio l’inglese? Sarà sempre così?
Come dicevo sin da quando ero uno piccolo ho sempre avuto la passione per l'inglese e per le lingue straniere in generale. Poi un giorno a 7/8 anni lessi un'intervista di Elisa per TV sorrisi e canzoni... lei era un'artista emergente, da poco uscita con il suo primo album (Pipes & Flowers) totalmente in inglese. Affermò che scrivere in inglese le veniva più naturale e, nel tempo, con gli anni, affinando lo studio della lingua ho notato che per me era la stessa cosa... e voglio dire, lei ha veramente spaccato! È nell'Olimpo della musica! Un miscuglio di tante cose.

Senti che “Feel” è un brano ormai “vecchio” o invece ti ci ritrovi ancora come nel momento in cui lo hai scritto?
Feel è una canzone "sempre-verde", vero che è nata durante la prima quarantena ma non è legata emotivamente a nessun periodo, quindi non invecchierà mai perché la libertà e la gioia dovrebbero essere condivise SEMPRE
Io non sono cambiato, credo… mi sono semplicemente evoluto, come tutti noi negli anni. Ora dopo i primi 2 pezzi ho voglia di ballare e far ballare! Ahah