1. Chi sono i Radiosabir secondo i Radiosabir ?
RadioSabir è un’idea... Quella di raccontare storie di una parte del mondo che spesso non ha avuto voce e di farlo con un suono proprio, che non somiglia ad altri
2. Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Mah.. difficile ridurla a tre aggettivi, specialmente se musicali. Mettiamola sulla cucina. Speziata, Intensa,”Contaminata”(nella migliore accezione possibile).
3. Ascoltando il nuovo lavoro “Cunti e Mavarii pi megghiu campari” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
“Racconti e incantesimi per vivere meglio. Questa la traduzione. Questo secolo ha gia mostrato di“cosa è capace”. Dalle torri gemelle alla guerra in Ucraina, dal peggiorare della situazione in Palestina, alla più grande crisi economica, dall’Afghanistan, alla pandemia. Questa è diventata “l’età dell’ansia. Abbiamo pensato che la Musica non è la cura ma di certo aiuta. Aiuta a pensare, a non pensare, a risollevarsi, a lenire un dolore. Abbiamo pensato che questa musica potesse essere, con i suoi suoni e i suoi racconti, un aiuto a vivere meglio. Una musica che parlasse alla testa e a tutto ciò che c’è sotto la cintura... Ed ecco “Cunti e Mavarii pi megghiu campari”, con i suoi inviti a restare per cambiare le cose nella propria terra (ma cchi fai). A usare il proprio e unico capitale, il tempo, nella maniera migliore possibile (ci voli tempu). A trovare consolazione dalle delusioni in se stessi magari con l’aiuto di una bottiglia di vino ( 10.600 iorna/Na buttigghia i vinu). A comprendere che una rivoluzione, culturale o pratica non potrà avvenire dal divano con i social ( A rivoluzioni un si fa chi social). A supportare persone che in altri luoghi perdono la vita percomportamenti altrove normalissimi (Iarrusa). A superare il dolore di una perdita di un fratello (u ferru) o di un abbandono (e resta cca). A ricordare che siamo spesso seduti in equilibrio precario (seggia sghemba). A ricordare che ci sono luoghi come la nostra Sicilia che conservano in se della magia (Voodoo Med) e che viviamo in un mondo che sta cambiando e starà solo a noi stabilire se in meglio o in peggio ( u munnu sta canciannu)
4. Nel vostro nuovo disco la tradizione si mescola alla sperimentazione, le radici popolari si espandono ed abbracciano nuovi mondi: il cantato in dialetto delinea un’appartenenza precisa. Stilisticamente parlando non avete mai pensato di virare sul cantato in italiano o in inglese?
In realtà noi usiamo la contemporaneità della nostra terra. Non c’è l’intento di omaggiare una tradizione di per se, quanto di rappresentare ciò che quella “radice” fa alla vita, al quotidiano nei nostri giorni, alla nostra gente. Va da se che lo esprimiamo meglio con la nostra lingua che di per se è un’interessante connubio di lingue altre e suoni altri che si sono amalgamati con efficacia nei secoli. La formazione “originale” era un guazzabuglio di gente che si incontrò venendo da New York, Burkina Faso, Capoverde, Londra. Parlando tutti un buon inglese… , ma fra la scelta di usare una sorta di esperanto come l’inglese internazionale e una lingua per certi versi “forzata&formale” come l’italiano ufficiale abbiamo preferito la musicalità della nostra che comunque spesso contiene frasi e parole in inglese, italiano e altro.
5. Quali sono i vostri progetti futuri?
Abbiamo sempre avuto grandi feedback dall’estero ed è dal li che intendiamo ripartire. Abbiamo buoni contatti avviati in Germania, Francia etc per un tour europeo.
6. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Acc... Tre sono poche ma ci proviamo. Crediamo che molte delle cose più recenti interessanti stiano venendo dal bacino del mediterraneo e dall’africa così pensiamo ai Tinariwen e Bombino, un po di cose della Gnawa Music tipo Gnawa on Fire e poi dai soliti posti gente come Kendrik Lamar e i Roots… ce ne vengono un milione ancora ma meglio fermarsi qui.