Certi fiori non appassiscono mai. Inizia il concerto. Primo giorno di festa di paese. Subito il rock si mescola alle armonie, in un recupero di un suono vintage amato dai tanti che li seguivano negli anni 60 e che ora vedono rivivere la loro gioventù e i loro primi amori nati nella colonna sonora della loro musica. Non chiedeteci il resoconto dettagliato track by track perché siamo più interessati a raccontarvi un percorso sonoro che ha come fil rouge l‘inno chitarristico della melodia dell’amore. La donna è la protagonista di ogni loro pezzo. È scandagliata nei suoi più intimi “come sei bella, dove sei stata…” sono solo l‘inizio delle mille sfumature di questo universo femminile che si fa più profondo nella celebre “L'ora dell’amore”.
Hanno il tempo, i Camaleonti, di rivolgersi a noi e darci una lezione sulla musica pop e la sua forza. Inutile ripeterci che hanno urlato ”la melodia è la formula del successo”. C’è spazio per la celebrazione di Battisti con la canzone “Mamma mia” regalatagli appunto dal duo Lucio-Mogol nazionale. È un tripudio di attempati romantici che si abbracciano le loro signore e scappa anche un bacio dolcissimo.
“La canzone del sole” fa sobbalzare anche noi giovani che battiamo a ritmo le mani ricordando i magici falò delle estati inoltrate sotto le stelle pieni dei nostri desideri. Dopo una mezz’ora di concerto siamo già vinti da un atmosfera di fratellanza e gioia come fossimo in pieno happening hippy. E così sarà fino alla fine tra un successo e l'altro con un comune denominatore: assaporare la possibilità di aver viaggiato nel tempo raggiungendo i nostri padri e le nostre mamme oggi festeggiate ricordandoci di ritornare “tra amici” per un incontro di confidenze dell'amore operaio degli anni dei sessantottini. Un amore per la stessa giovane ragazza di provincia pudica e non ancora protagonista della sua piccola emancipazione domestica.
E le donne ancora definite ”regine della vita” nella intro a “Io per lei” dove alla chitarra si aggiunge un giro di un vecchio Hammond con il basso che accarezza il velluto. Sì potrebbe ancora parlare ma noi ragazzi siamo andati ad amarci in posti più evocativi portando nella nostra intimità un pezzo di storia dell'amore dei nostri genitori e della melodia sempreverde dei Camaleonti nascosti sapientemente tra le altre cose insensate e stupide della rabbia di quelle città operaie e sognanti degli anni delle rivolte(lle) studentesche.
Tra le pistole e i fiori noi scegliamo e ci riempiamo le chitarre, batterie e tutto ciò che si può trovare colorato di rosso baci in “un campo di fragole”.
Marco Pancrex