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Abbiamo contattato il professor Claudio Sottocornola che ha pubblicato un'opera molto interessante dal titolo “Working class” in cui parla della musica con le sue sfumature, degli ascoltatori di ieri e di oggi, dei cantautori, delle donne e molto altro. Buona lettura

 

e92e1. Chi è Claudio Sottocornola secondo Claudio Sottocornola?
Un interprete. Ho sempre amato la musica e attualmente una parte cospicua della mia ricerca si svolge intorno alla canzone pop, rock e d’autore. Ma ho utilizzato e utilizzo anche altri mezzi, dalla parola scritta alle immagini e, occupandomi di filosofia e insegnandola, ho scoperto che in ogni cosa cerco sempre di restituire una “visione”, la “mia visione” del mondo e della vita.


2. Come definiresti la musica? Che rapporto hai con la musica?
Un linguaggio, uno strumento che consente di cogliere ed esprimere in modo unitario la realtà, permettendo di superare le dicotomie tipiche del pensiero raziocinante e discorsivo, per il quale gli opposti si escludono, mentre nella musica e nel canto è possibile dar voce ed integrare anche sentimenti contrastanti. La musica mi regala sintesi e armonia.   


3. Cosa rappresenta per te la musica?
Quella sensazione di luce che ti arriva, per esempio in una cattedrale, dalla finestrella sopra il presbiterio, che ti fa intravedere l’azzurro del cielo sopra le statue, gli stucchi e gli ori dell’altare. Una via di fuga, ma anche di salvezza, da tutto ciò che è finito e condizionante. Uno dei modi  consentiti a questa vita di accedere a un’esperienza di splendore, analogo a quello della poesia o dell’arte visiva.


4. È uscito "Working Class", il tuo nuovo cofanetto contenente 5 dvd con tante lezioni-concerto sulla musica. Cosa ti ha spinto a realizzare un'opera simile? Quali sono state le difficoltà incontrate nella fase di preparazione di tutto il lavoro?a813
Un po’ come gli artisti romantici, e diversamente dalla mentalità che oggi prevale, credo nell’ “opera” come sintesi e summa  del meglio di una ricerca. Qualcosa che, almeno in parte, supera le barriere del tempo e dello spazio. Dopo otto anni di lezioni-concerto sul territorio, che mi hanno coinvolto  nella rilettura storica e interpretativa di molto repertorio pop, rock e d’autore italiano, ho pensato che sarebbe stato bello lasciarne traccia. Anche perché, nell’ambito della musica popular, è raro il connubio di approccio critico e performativo entro il medesimo autore, e il cofanetto diventa così anche archivio di una testimonianza. Girata in presa diretta, spesso dal pubblico presente in sala, e perciò tanto più autentica e “controculturale” rispetto ai patinati standard correnti, l’esperienza di “Working Class”, come dice il titolo scelto con un pizzico di ironia, documenta un fare cultura sul territorio, con tecnologie essenziali e senza effetti speciali, dove la musica viene sottratta alla dimensione del puro intrattenimento, e diventa momento di formazione e crescita. Tradurre poi tutto questo materiale “on the road” in cinque dvd ufficiali sotto la mia regia è stato stimolante e faticosissimo.


5. “Working class” rappresenta un importante punto di contatto con i ragazzi dato che ha coinvolto studenti delle superiori con laboratori didattici ed incontri speciali. Raccontaci quale è stato l'approccio dei ragazzi al progetto. Quanto oggi i giovani si interessano di musica, secondo te? Come definiresti la proposta musicale di questi anni dieci?
I giovani coinvolti nel progetto hanno partecipato con entusiasmo, mettendo a frutto  abilità e competenze nel ballo, nel canto, nel suonare strumenti o realizzando scenografie di immagini, ma anche improvvisandosi giornalisti con relazioni e testi critici, peraltro pubblicati dalla prestigiosa rivista della scuola ecolenet.it . E questo per loro è importante, perché da un lato la scuola li relega spesso a un ruolo passivo e non performativo, dall’altro il loro rapporto con la musica è un po’ liofilizzato (scaricano e ascoltano finché non si stancano…). Diventare protagonisti attivi, storicizzare generi, brani e cantautori, ha contribuito a renderli più critici e consapevoli, in un contesto musicale,  in cui prevale una tendenza che definirei ellenistica, tipica delle età di decadenza: si coltiva la tecnica, si cercano effetti e  virtuosismo, nel moltiplicarsi di appartenenze  esclusive, di tipo tribale e convenzionale, che ignorano tutto il resto.


68926. Quali sono le più evidenti differenze musicali/artistiche tra i musicisti e band attuali e quelli raccontati nelle tue lezioni?
Gli artisti degli anni ‘60, urlatori e teen-idol, ma anche i cantautori dei decenni seguenti o i rocker anni ‘80-‘90 avevano energia, carisma e poca tecnica. IL dato prevalente era esistenziale, e l’ispirazione veniva dalla vita. Il pubblico, specie giovanile, si riconosceva in loro anche affettivamente, ed essi fungevano da catalizzatori nel generare un senso di appartenenza collettivo. Oggi, al contrario, e lo vediamo anche dai tanto discussi talent-show, qualsiasi esordiente è dotato di tecnica e di scuola, ma manca quel retroterra fecondo e vitale che furono, per esempio, gli anni del boom economico o della contestazione. L’impressione è di maggior fragilità sul piano dei contenuti, delle motivazioni profonde e del carattere.


7. Secondo te la musica ha futuro? Su cosa si può e si dovrebbe puntare?
Occorre evitare eccessi di tecnicismo, tipici delle età di crisi, e coltivare l’ispirazione che viene dalla vita, dalla comunicazione e dall’appartenenza anche affettiva a un contesto. La tendenza alla omologazione nel segno del pop va controbilanciata con la consapevolezza della propria identità storica, che non deve essere abbandonata ma può aprirsi a proficue contaminazioni. Il futuro è interdisciplinare, e la musica sarà sempre più integrata con le arti visive, la poesia e il pensiero; cambieranno le modalità di fruizione e produzione, rendendo la musica più virtuale e libera da vincoli spazio-temporali. Pubblico, critica, artista dovranno guadagnare la propria indipendenza dalle volontà del mercato e delle major che lo dominano, impresa non facile ma non impossibile, considerato che la Rete, per esempio, può dar voce a realtà un tempo lasciate a margine. Le mie lezioni-concerto sulla Storia della canzone, ora raccolte in “Working Class”  e disponibili anche in Rete, vogliono proprio essere un contributo a coltivare la memoria storica, perché la bellezza di cui siamo stati capaci nel tempo non vada perduta, ma sia traghettata nel nuovo che nascerà.


Working Class: il programma2cd1

DVD 1: Teen-agers di ieri e di oggi

DVD 2: Decenni

DVD 3: Anni ’60

DVD 4: Cantautori

DVD 5: Immagine della donna e canzone

 

Informazioni:

Claudio Sottocornola:

http://www.claudiosottocornola-claude.com

http://www.cld-claudeproductions.com