E' uscito venerdì 18 novembre 2022 per Tuma Records e in distribuzione The Orchard, "Spuma" il nuovo album firmato dai siciliani Basiliscus P, già anticipato dai singoli "Magenta" e "Urban Safari". Questo disco prende vita da lunghe sessioni di improvvisazione in sala che poi sono state sviscerate e riarrangiate sotto la guida di Marco Fasolo, leader dei Jennifer Gentle e produttore tra gli altri di I Hate My Village e Bud Spencer Blues Explosion. "Spuma" è stato concepito durante il lockdown e rifinito in uno studio ricavato all’interno di un ex Forte militare di fine ‘800, e successivamente registrato al The Cave, prestigioso studio di Catania in cui tra gli altri hanno registrato anche gli Afterhours. Più che dalla spuma, o schiuma del mare, il nome deriva dalla bibita, vera e propria passione dei tre, che è molto graffiante come gusto ma allo stesso tempo dolce, ed è un po' quel che può ricordare il suono dei Basiliscus P.
Quello dei Basiliscus P è un mondo fatto di jazz, Sicilia, riprese dal Covid e molto altro. Li abbiamo intervistati per voi.
1. Il vostro sembra un progetto intrinsecamente legato alla dimensione live, a partire dalla scelta della presa diretta. Come vi state muovendo a riguardo? É difficile suonare in questo periodo rispetto al passato? E in che modo sono cambiate le cose da dopo il Covid?
Luca: Dite benissimo: nasce live e “morirà” live. Abbiamo ricostruito, con l’aiuto fondamentale di Marco Fasolo, diversi embrioni che erano nati in sala durante lunghe session che per fortuna registriamo sempre, anche in qualità audio terrificanti, e alla fine siamo molto soddisfatti del risultato. Rispetto al passato, è molto più difficile, i locali sono in “ripresa” dopo anni di buio, e quindi è sempre più difficile che band poco conosciute possano dire la loro. Ma per fortuna ancora qualche possibilità c’è, e cerchiamo di sfruttarla!
2. Questo disco nasce da lunghe e diverse sessioni di improvvisazione. È poi difficile ritrovarsi e ripetere i brani che ne sono poi usciti fuori?
Luca: non è difficile, per il motivo che queste sessioni subiscono un processo “darwiniano-musicale”: se una cosa ci piace, la prova successiva ancorala ricordiamo e la ripetiamo, e viene naturale continuarla. Poi ovviamente non è fatto a caso, ma ci maciniamo il cranio per trovare le strutture e le migliorie per noi necessarie.
3. Cosa pensate sia cambiato da quando avete pubblicato “Placenta” nel 2017, per voi e anche per ciò che avete ritrovato all’esterno?
Luca: “Placenta” è molto più “studiato” come album, molto più strutturato e probabilmente all’epoca ascoltavamo musica un po’ meno “aperta” rispetto agli anni successivi, anche se anche quello l’abbiamo voluto registrare in presa diretta e si presta a molte modifiche live. È quindi cambiato l’approccio, ma questo nuovo album sta avendo anche molta più attenzione rispetto a quella che aveva avuto “Placenta” e di questo ne siamo felici. All’esterno il mondo è così diverso rispetto a 5 anni fa che non saprei da dove cominciare
4. Quali sono i vostri riferimenti per quanto riguarda l’ambito jazz?
Federica: Ho studiato jazz al conservatorio ma non per questo mi sento jazzista. Sicuramente mi ha dato molto stilisticamente sia l'ascolto che lo studio. Come riferimento oltre ai classici chitarristi Charlie Christian, Barney Kessel e via dicendo, per un po' ho ascoltato il Free Jazz del sassofonista Rudresh Mahanthappa. Ma il mio punto di riferimento in assoluto di cui adoro lo stile è Julian Lage, chitarrista non totalmente jazzista ma che spazia molto e ambisco a raggiungere almeno un decimo della sua bravura e creatività. Altri riferimenti, soprattutto per Luca, sono Sun Ra e Mingus.
5. E quali nomi della scena siciliana sentite di consigliarci?
Luca: Consigliamo tutti i gruppi della nostra etichetta, Tuma Records, andate a fare un salto su bandcamp! Anche i Pressione su Malta, mentre fuori da Messina abbiamo suonato recentemente con JuJu e se non l’avete ancora fatto dategli un ascolto perché è veramente un bellissimo trip psichedelico.