Abbiamo intervistato Leo Pusterla, fondatore del progetto Terry Blue che hanno pubblicato "Lakewoods": ci hanno parlato del nuovo lavoro discografico, dei loro progetti futuri, del loro universo musicale...
Buona lettura
1.Chi sono i Terry Blue secondo i Terry Blue?
I Terry Blue sono, per i Terry Blue, due persone a cui piace più di ogni altra cosa la sperimentazione e le zone grigie. Siamo musicisti ma, prima di tutto, Eleonora (psicologa e cantante jazz di formazione) e Leo (cantante e compositore assolutamente non di formazione, tecnico del suono perché é successo così). Abbiamo creato Terry Blue e poi anche Safe Port Production, piccola casa di produzione ed etichetta, ci piace viaggiare migliaia di chilometri per suonare nei luoghi più incredibili e pensiamo che la musica non sia uno sport e che comunque, anche se lo fosse, ci sono sempre più simpatici quelli che arrivano per ultimi. E questo vale per tutto, non solo per la musica, soprattutto oggi, confrontati con il culto dei primi e del successo.
2.Come mai la scelta di questo nome?
Il nome Terry Blue é piuttosto antico, fu coniato nel lontano 2013. Ai tempi ero solo (Leo) e suonavo nei bar della Svizzera italiana con la mia chitarra acustica. Ascoltavo molto spesso, con la mia compagna dell'epoca, "Waterloo Sunset" dei Kinks. In quel brano appare un Terry, poi un giorno mia madre mi disse che voleva chiamarmi Blu (senza la e), ho fatto una semplice addizione ed é nato Terry Blue. Non l'ho più cambiato da allora.
3.Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Tre aggettivi per la nostra musica: necessaria (per noi, ovviamente), faticosa (per noi, ancora), poco redditizia (per tutti, temo). Scherzi a parte, direi che "cupa", "introspettiva" e "preoccupata per la piega che sta prendendo questo presente" sono gli aggettivi che si adattano meglio.
Il video del brano “Fragile Friend”, estratto da Lakewoods, realizzato da Alan Koprivec, è stato selezionato al Tokyo Lift Off Film Festival
4.Ascoltando il nuovo lavoro “Lakewoods” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
"Lakewoods" é sicuramente il nostro disco, fino ad ora, più importante; non per quanto riguarda i riscontri nei suoi confronti ma forse e soprattutto per quello che, liricamente e concettualmente, rappresenta per Terry Blue. I boschi di lago sono spazi allegorici ma anche fisici, i boschi nei quali sono (Leo, paroliere) cresciuto, dai quali sono scappato e nei quali ho finito per tornare, eppure sono forse tutti quegli spazi mentali dai quali scappiamo e nei quali puntualmente torniamo perché in fondo riconoscibili e persino confortanti. Il senso di colpa, il fenomeno dell'addizione, il nostro quotidiano barcamenarci, forse anche quelli sono luoghi che visitiamo con frequenza. Ci sono fantasmi che attraversano questi boschi di lago, amici scomparsi o cambiati, guerre passate e presenti, e poi in un angolo ci siamo noi che stiamo a guardare.
Una delle forze motrici più importanti nel nostro processo creativo é la profonda convinzione che la musica abbia un ruolo, quasi un dovere sociale, nei confronti del mondo e che debba assolutamente parlare del mondo, essere una lente d'ingrandimento, strumento di analisi - o tentativo - e critica del circostante. "Lakewoods" vuole cercare di essere questo: forse meno egocentrico come disco, meno autoreferenziale (spero) rispetto ai precedenti, cerca di dare uno sguardo sul cupo e sul grigio che attraversiamo, ogni giorno di più, forse un po' schiavi di un panorama socio-politico che mette i brividi, costellato di attori che che sembrano volerci riportare negli istanti più tetri del nostro passato recente.
5.Quali sono i vostri progetti futuri?
Sono tantissimi i progetti in cantiere, in realtà, forse anche troppi per il poco tempo a disposizione! Eleonora ed io abbiamo infatti aperto uno studio di registrazione, con piccola etichetta discografica annessa, a Lugano e ci aspettano mesi di registrazione e produzione di diversi artisti locali e progetti che sosteniamo. Sicuramente il più importante, coinvolgente e difficile riguarda la collaborazione con Marcos y Marcos, casa editrice milanese, per la produzione di un vinile di musica e poesia con il poeta Fabio Pusterla (che é mio padre, sì), con il quale abbiamo creato uno spettacolo molto particolare improntato sul dialogo tra musica e verso. Poi, naturalmente, ci si rimetterà in viaggio per concerti a partire da Settembre, specialmente in Italia.
6.Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Scegliere tre band contemporanee é molto difficile, vista la vastità del panorama musicale che viviamo. Scegliamo Ben Howard, Bon Iver e Elena Tonra (Daughter)