Te ne accorgi dai primi vagiti di "Aspettando i barbari" che quello che stai per ascoltare è un diamante, puro, grezzo ed incontaminato. I Massimo Volume (Emidio Clementi, Vittoria Burattini, Egle Sommacal e Stefano Pilia) hanno partorito lo scorso 1 ottobre 2013 un album pieno di storie, racconti, sguardi, profumi e suoni che tengono l'ascoltatore sempre attento e non gli concedono il minimo momento di relax. Partendo dall'immagine di copertina (due donne abbracciate teneramente, una di esse con lo sguardo turbato che incute inquietudine) ci si ritrova al centro di una forte tensione nei confronti di un qualcosa che, da un momento all'altro, potrebbe arrivare e stravolgere uno stato di tranquillità. Ecco, questa sensazione permea le dieci canzoni tra dissonanze, inserti noise e rumoristici restituendo una tensione emozionale elevata.
Il suono di "Aspettando i barbari" è spigoloso, gelido, diretto, granitico in molti tratti; ci sono pochi punti di contatto con il precedente "Cattive abitudini" (rispetto al quale è più amaro, consapevole e riflessivo) e c'è invece molta vicinanza con il primo lavoro dei Massimo Volume dal titolo "Stanze".
"Dio delle zecche" spiana la strada alla direzione che il disco intraprende tra la resistenza alle tentazioni e quel 'noi' carico di eco che riempie metaforicamente l'incedere di tutto il brano. "La cena" indossa il vestito sonoro cupo, ornato di parole come fossero perle (come nel caso del verso 'Devoto a nessuno, votato alla fuga') nell'interpretazione magistrale di Clementi che modella con l'intonazione della sua voce una canzone tra le più intense del disco. "Aspettando i barbari" cala l'asso nella manica con un pathos crescente che esplode al punto giusto e poi regala una straordinaria coda strumentale. C'è poi "Vic Chesnutt" con la sua melodia corrosiva e netta nel ricordo ossessivo del chitarrista statunitense recentemente scomparso. Si arriva poi a "Dymaxion song", un'altro cardine del cd: scuro e buio nella 'strofa', nel ritornello apre a un cantato dalla potente forza comunicativa. Massiccio è poi il giro di basso di "La notte"; attorno è stata cucita una melodia non troppo invasiva e perfettamente calzante. Irregolare ed affascinante è "Compound" tra chitarre che disegnano traiettorie che non lasciano nulla al caso; si arriva poi alla storia di "Silvia Camagni" che si dipana tra descrizioni precise e dettagliate e una melodia che abbraccia l'ascoltatore dalla prima all'ultima nota. Azzeccata la scelta della coda strumentale/rumoristica che tiene tesa la corda fino alla fine. Le ultime due canzoni "Il nemico avanza" e "Da dove sono stato" rientrano nello stile di tutto il disco e rapresentano gli ultimi due tasselli per la creazione di un album ricco, scritto in maniera elegante e suonato sontuosamente.
"Aspettando i barbari" dà una visione non ottimistica delle cose: attorno c'è sfiducia, sofferenza, mancanza di speranza. I Massimo Volume vi si imbattono, consapevoli dei rischi e senza nessuna verità da regalare, riuscendo a stimolare la fantasia dell'ascoltatore.
Siamo al cospetto di artisti in uno stato di grazia.
TRACCE
1. Dio delle zecche
2. La cena
3. Aspettando i barbari
4. Vic Chesnutt
5. Dymaxion song
6. La notte
7. Compound
8. Silvia Camagni
9. Il nemico avanza
10. Da dove sono stato
Guarda il teaser di "Aspettando i barbari"