Chi sono i Tarantola secondo i Tarantola?
Siamo un gruppo di amici e vogliamo portare positività con la nostra musica. Quando la nostra positività viene meno, sappiamo di poter contare l’uno sull’altro. Siamo tutti persone molto leali e con valori simili anche se le nostre origini sono diverse.
Come mai la scelta di questo nome?
Il nome nasce da una mia necessità, infatti, avevo bisogno di portare con me un po’ di casa, dopo aver passato un anno molto duro a Londra. Il nome è nato in una serata trascorsa con dei musicisti salentini, grandissimi amici, quando, parlando seduti ad un tavolo, Mino Indraccolo (uno dei bassisti che stimo di più al mondo che ha suonato su tanti brani di Tarantola) propose in modo scherzoso il nome Tarantula, che abbiamo tenuto qualche anno e che successivamente è diventato Tarantola. Con questo nome ci ricolleghiamo alla leggenda della pizzica salentina, il morso del ragno che induce in uno stato di trance e che può essere curato solo con la musica, la danza e l’eros. Ci sentiamo vicini a questa visione infatti ci auguriamo che le persone ascoltando la nostra musica possano sentirsi meglio, anche se solo per un tempo limitato, grazie alle vibrazioni positive.
Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Vera, Energetica, Eclettica
Genere musicale
Reggae Dancehall, Global beats.
Ascoltando il nuovo lavoro “One blood” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il titolo è un invito a riconoscere nell’altro, prima di tutto, le affinità e gli elementi comuni come il colore del sangue che è uguale per tutti gli esseri della terra, indipendentemente dalla razza e dalla latitudine. Se si partisse da questi presupposti, probabilmente, ci sarebbero meno conflitti nel mondo. L’album è nato attraverso esperienze vissute, ricerche sonore e continua evoluzione. In One Blood si parla di difficoltà ma, allo stesso tempo, si celebra la forza che consente di superare gli ostacoli. In questo lavoro esploriamo temi come la migrazione, la resilienza e l’orgoglio culturale, inteso come fierezza per la propria eredità culturale (tradizioni, lingua) intesa sempre in un’ottica di uguaglianza e rispetto nei confronti di coloro che sono portatori di eredità culturali diverse. La musica è, secondo noi, una sorta di ponte che ha il potere di unire persone anche molto diverse.
One Blood si compone di undici tracce nelle quali utilizziamo stili musicali diversi, dal Reggae Roots al Dub Dancehall dal Modern Reggae al Soul passando per la Taranta, riflettendo in questo modo la nostra natura multiculturale e multi-genere. E’ un disco ricco di featuring, da Daddy Freddy ad Awa Fall passando per Papa Leu, Manlio Calafrocampano e Scaraman, Sabaman e Brass Brothers.
Come nascono queste collaborazioni?
Molte di queste collaborazioni dall’esigenza dei diversi artisti di diffondere messaggi appartengono a noi Tarantola ma che fanno parte del bagaglio degli stessi ospiti. Io, Sabaman, Manlio e Daddy Freddy viviamo a Londra e con loro è stato molto semplice porre in essere una collaborazione. Con Papa Leu, invece, abbiamo lavorato a distanza ad eccezione del videoclip che abbiamo girato in Salento. I Brass Brothers sono amici del mio paese (Erchie) e collaborano spesso con Alborosie. Awa Fall invece ci ha impressionato con la sua voce e le sue liriche e per questo le abbiamo proposto un feat. nel nostro album e lei ha accettato volentieri.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Stiamo lavorando a nuove tracce, esplorando nuove idee mentre suoniamo a Londra e nel Regno Unito, puntando ad un tour estivo 2026.
Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Ezra Collective, Dubioza Kolektiv, Sud Sound System
*Le risposte sono di Mauro Lacandia, fondatore della band.