Ha un animo spassoso il primo album di Giacomo Scudellari, cantautore che fa della propria vena di storyteller un inno alla gioia. “Lo stretto necessario” ci racconta che cervellotico e triste non sempre fanno il paio, si può essere intelligenti col sorriso e la penna ispirata di Scudellari ne è un’ottima testimonianza musicale.
“Morirò in una taverna” è il pezzo manifesto di questo progetto folk-acustico, arrangiato con delicatezza e senza fronzoli. Il cantautore mette al centro la parola e propone delle poesie/filastrocche orecchiabili, che riescono ad essere semplici senza cadere nel banale. Un disco ironico, che riecheggia lo stile di mostri sacri del cantautorato italiano (De Andrè e Guccini per citarne solo due).
Una leggerezza di spirito che sa far riflettere, come ci suggerisce la title track: “non è mica detto che è lo stretto necessario ciò che libera di netto, guarda il pesce nell’acquario”.