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Abbiamo contattato gli Animal Farm Project, band fresca di pubblicazione del disco ”The earth follows us”. Abbiamo posto qualche domanda e Fabio D'aniello ci ha raccontato un pò di cose relative alla band, alla loro musica, al disco, ai loro progetti, ai loro gusti musicali e molto altro. Buona lettura!


afpcoverChi sono gli Animal Farm Project secondo gli Animal Farm Project?

Gli Animal Farm Project sono un gruppo di sei ragazzi che nella vita quotidiana hanno poco in comune, stili di vita carattere e background musicali differenti, ma con un obbiettivo comune: conciliare la passione per la musica e il lavoro artistico per cercare di emergere in un panorama musicale statico.


Da dove deriva il nome della band?

Animal Farm Project deriva da dei versi del libro di Orwell, dove gli animali di tutto il mondo si riuniscono e si ribellano contro l'uomo, questi versi sono presenti nell'intro del nostro primo album "Complicated lines", da sottolineare che non c'è nessuna allegoria politica ma semplicemente una sorta di ribellione nel far musica, il suonare ciò che ci piace fare senza seguire mode o percorsi standard, valutando volta per volta quale per noi sia la scelta giusta.


Come si è formata la band?

Da un annuncio esposto in un negozio di strumenti musicali di Bologna avviene l'incontro tra me, Daniele, Adriano e Francesco ( ex chitarrista ), successivamente si inserisco Ivan e Alessandro Rascazzo scomparso prematuramente molto giovane, colgo l'occasione per ricordarlo con tantissimo affetto. Da li a poco nasce il progetto Animal Farm Project.

 

A metà gennaio 2013 è uscito il vostro album ”The earth follows us”. Quali sono gli ingredienti di questo disco?

L'ingrediente principale è l'eterogeneità, "The earth follows us" è un album dove l'istinto e l'entusiasmo sono stati domati e ponderati ma pur sempre rispettati, a differenza del lavoro precedente ("Complicated lines") dove l'impeto e la passione la fanno da padrone.


Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?

I nostri brani nascono da dei singoli giri di ognuno di noi, poi tutti insieme lavoriamo sulla stesura dello stesso, la voce è l'ultimo elemento che andiamo ad aggiungere e tendiamo quasi sempre ad inserirla come se fosse un sesto strumento, molte volte ci capita di cambiare dei vocaboli per far si che siano più melodici in quel frangente. In "The earth follows us" abbiamo lavorato sodo su ogni singolo brano, cambiato e ricambiato parti finchè non trovavamo la strada giusta per noi. Il nostro singolo che dà anche il nome all'album nasce da un riff di chitarra, il brano ci piaceva ma non ci convinceva, abbiamo preso quel riff l'abbiamo portato sulle tastiere e con uno sguardo di intesa capimmo che quella era la strada giusta.

 

Se doveste dare tre aggettivi per definire la vostra musica, quali scegliereste? E tre aggettivi per il vostro ultimo disco?

Versatile, originale ed oculata; per "The earth follows us" direi: eterogeneo, onirico e raffinato.

 

Quali sono i vostri impegni futuri?afp

Siamo nel pieno della promozione del disco tra impegni radiofonici e live ,e contemporaneamente stiamo preparando uno spettacolo teatrale rock che ci vedrà protagonisti l'8 marzo al Teatro Perla di Bologna, per noi è un esperienza nuova che stiamo vivendo con enfasi e determinazione. Lavorare per un progetto nuovo è sempre emozionante e ci potrà dare la possibilità di varcare nuovi orizzonti.  

 
Se doveste consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che vi vengono in mente?

Li dico di getto senza pensarci altrimenti rischierei di litigare con me stesso perchè ti ho fatto un nome invece che l'altro: Radiohead, Sigur Ros e Notwist.

 

Cosa ne pensate del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?

Penso che sia sempre stato difficile emergere in Italia ma la situazione attuale e nel baratro totale. Nella bella Italia non si ha il rispetto per la cultura, ci si accontenta di quello che è stato fatto in passato. Siamo pieni di talenti che non hanno la possibilità di dire la loro, invece di cercare di dare una mano a queste nuove realtà viviamo in un sistema dove si trovano solo porte chiuse. Noi artisti abbiamo bisogno di esprimerci e di esibirci per cercare di catturare l'attenzione dell'ascoltatore, ma dove?? In Italia invece di agevolare i locali che propongono musica live, li coprono di tasse, naturalmente o chiudono o non pagano gli artisti.
Negli altri paesi c'è una cultura musicale molto più ampia ma questo deriva anche dal fatto che è molto più accessibile a tutti, i locali che propongono musica live (indipendentemente da chi suona) sono pieni, qui da noi il gestore preferisce prendere una band che fa cover perche ha delle certezze di guadagno. Non stupiamoci più se tanti artisti, ma anche dottori, ricercatori..ecc..ecc.. preferiscono andarsene da questo paese e la cultura musicale in generale è mediamente bassa.