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DOUNIA MARTA COLLICA Silent Townil 27 maggio uscirà il nuovo album di Marta Collica, songwriter catanese ormai di casa a Berlino, insieme ai Dounia (collettivo di musicisti italo-palestinesi).L'incontro e' avvenuto ad un concerto che i Dounia hanno tenuto per l’Associazione Musicale Etnea, al Teatro Odeon di Catania, ad ottobre 2013; da lì l’idea di ospitare Marta e provare a ri-suonare un paio di sue ballads. Quella stessa sera, nel backstage a fine concerto, ha preso corpo l’idea di estendere la collaborazione, scrivere alcuni brani originali, (ri)arrangiarne altri già editi, e dar vita a questo loro lavoro unico. 

Questo “Silent town” e' un lavoro nuovo per il panorama musicale italiano ancora restìo a miscelare lo slow-core con le suadenti melodie della nuova musica arabo-mediterranea. Nel belpaese infatti c'è, anche nei territori sonori più sperimentali e avanguardistici, uno sguardo rivolto più al tribalismo africano e alla sua potenza sonora, ma in questo caso l'impresa è piu' ardua, in quanto il progetto deve mettere in evidenza piu' la tenerezza e morbidezza del paese straniero con cui ci si confronta.


Il risultato: bellissimi e suadenti, al limite dell'estasi, incastri di voci arabe su un sottofondo di strumenti acustici pizzicati e tabla piu' percussioni varie, nella traccia cardine dell'album “Darabni u baka”.
Sembra di stare su un filo teso tra la pacatezza di certo sound che Marta Collica ha mutuato dal suo progetto precedente (Sepiatone, in duo con il mitico Hugo Race) e certi vuoti sospesi alla maniera di Mark Kozelek come nella title track.
Questa cinematica si arricchisce in “Wolves”, oltre che delle solite accennate percussioni, tabla e double bass, anche di carezze d'archi in cui fa da padrone un violoncello gentile e la ricorrente voce medio-orientale, pregna di sensualità, di Faisal Taher cantante dei Dounia con i quali ha inciso un album chiamato “New world”, proprio per il loro intento di mostrare, come si diceva sopra, il lato più melodico che ritmico di questo nuovo mondo palestinese.


Da menzionare, accanto a tutta questa plasticità di suono, ai limiti della rarefazione, la traccia “Follow this” che invece ricorda qualche ballata nervosa di Robert Fripp, nonché la fisicità acustica della Ani di Franco. A chiusura del disco c'e' una malinconica “Giulia”, che toglie il fiato per quanto rarefatta e un momento etnico con la filastrocca schizzoide “Malatantafi”.
Un capolavoro, questo “Silent town”.

Tracce

1 About Anything
2 Days of Light
3 Silent town
4 Darabni u baka
5 Wolves
6 Follow This
7 Night Hours
8 Giulia
9 Malatantafi

Marco Pancrex