“Quattro”, il nuovo album dei reggiani Ismael, ha tutto il sapore di rock cantautorale e si presenta arrangiato a viso aperto, con sonorità nude e crude che non hanno timore di colpire dritto allo stomaco. La band intreccia chitarre ruvide e parti ritmiche incalzanti che si accompagnano ai tappeti sonori dei fiati. Nei suoi testi, il front man/scrittore Santo Campani canta apertamente di morte, abbandono e desolazione (“E’ tutta una morte”). “Quattro” è un disco dark, le atmosfere cupe rimangono una costante della tracklist e raccontano scenari di piccole apocalissi quotidiane, umane e sociali (“Quante case spente”).
Canzoni torbide, che scavano nel profondo, fino alle radici dell’appartenenza geografica della band: l’Emilia Romagna, musa protagonista del disco, è decantata a cappella nella struggente “Emilia”. Anche le tematiche legate al lavoro suonano di attualità nell’asprezza delle condizioni, spesso alienanti, nelle quali ci si trova intrappolati: “Ti è stato chiesto sempre un prezzo più salato, gustare carne umana eccoti apparecchiato” si canta in “Canzone dello specchio”.