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Chi ha detto che il post-rock è morto? Ad ascoltare "Diamond Dust" dei BILBOSA non si direbbe proprio. Anzi.
Ascoltando le dieci tracce di questo sorprendente esordio discografico è possibile perdersi nei meandri dell'immaginazione con le suggestioni sonore ad esempio ricreate in "Gingko", il brano scelto per aprire il disco. Il brano è uno strumentale post-rock ipnotico e minimale, con un crescendo di sax jazzato e arpeggi di chitarra.

"Diamond Dust" è un debutto che lascia molto ben sperare per questa giovanissima band che viene da quella Genova che ha visto nascere e svilupparsi tra gli altri i Port-Royal, Japanese Gum e CRTVTR.

"Diamond Dust" è un album che rievoca emozioni di ampio range, dalla gioia e dalla felicità assoluta a momenti di tristezza, e di disperazione. Emozioni universali che ognuno di noi ha provato in diversi momenti della propria vita. L'album è totalmente strumentale; non vi sono quindi testi ne' parole che indirizzino l'ascoltatore verso stati d'animo precisi, lasciandogli il pieno controllo e l'autorità di lasciarsi guidare dal suo istinto, dalle sue emozioni e dalle immagini che si proiettano autonomamente nella sua testa durante l'ascolto dei pezzi.

L'immaginario spazia dalle glaciali montagne del Cile alle calde spiagge sabbiose del Borneo, passando attraverso un vulcano sulfureo dell'anello del Pacifico, per volare sopra le acque dell'Africa con uno stormo di fenicotteri e poi guardare gli iceberg in compagnia di orsi polari. Questa musica è stata concepita proprio con l'intento di far viaggiare mentalmente l'ascoltatore attorno al globo, verso i luoghi che amerebbe esplorare, anche quando si è, più o meno forzatamente, inchiodati al proprio divano.