L'album "Un indomito senso di vuoto" di ZENDAR OFF è una autoproduzione. Il progetto nasce da composizioni di Amalio Trombetta, cantautore di origini pugliesi laureato in musica al D.a.m.s. di Bologna, coadiuvato negli arrangiamenti da Francesco Cervellati, contrabbassista e bassista di Imola, attualmente studente presso il conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara, Salvatore Sese chitarrista di origini pugliesi, diplomato in chitarra rock al CPM di Milano e Filippo Lambertucci batterista di Minerbio, attualmente studente presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna dove frequenta il triennio jazz.
Il singolo è uscito in radio per la Red & Blue music relations il 31 Maggio. L'album è reperibile in streaming anche su spotify.
Il lavoro è incentrato sul concetto di "vuoto" ma non manca il satirico sorriso alla contemporaneità e l'amore che, come un acrobata, salta da una rovina all'altra di questo bellissimo castello pieno di arroccamenti con vista.
Queste sono le canzoni del disco: stazioni di un peregrinaggio metropolitano che ricorda il funambolico narrare di Raymond Queneau in "Zazie nel metrò". La title-track, anche singolo dell'album, è una ballata pop dove i ricami elettrici lasciano sospensioni tra le bellissime parole del testo Esse si perdono quasi, poi si incastrano e si fanno gravità a terra. "Perla", è una canzone del miglior Giammaria Testa. Tutto jazzy e fumo da bancone da bar. "Meridionali" è invettiva prog sulla "questione" tanto amata dal compianto compagno Gramsci. "Canzone per te" è una nuova pausa romantica nell'andirivieni di questo epilettico album che non sta fermo mai. Qui si sottolinea "il potere dell'ascoltare e dell'ascoltarsi" come vera rivoluzione contro il fatalismo della della "cenere".
Menzione speciale per l'assolo di chitarra che per bellezza e pulizia fa pensare al Solieri delle migliori stagioni. Con "Timbro le ore" si riparte in una giga irlandese che sfida chiunque a ballarla. "Infiniti" è tesa come ballad. Se la combattono, il testo malinconico tra, la cifra teatrale sommessa ma denunciataria di Gaber, e la chitarra che mette i puntini sulle i alle omissioni e alle rese. Polifemo è Tom Waits di Rain dogs gli elettrici e gli acustici alla Ribot e compagni di merende. Difficile il paragone, ma sostenuto alla grande. Bello lo swing di "La notte", il blues di "il treno".
Con la conclusiva "Ad un passo" siamo nella patchanka di Manu chao e i tanto amati primi album del Parto delle Nuvole Pesanti.
Se vi piace il saliscendi narrativo di quel matto scrittore francese quale è Pennac, o se semplicemente volete essere coinvolti in questo viaggio letterario e musicale da montagne russe, abbandonatevi all'ascolto di questo disco. E per ascolto si intende "quello di se stessi", perchè quest'opera parla di un'umanità che tra pazzie e rese, abita dentro ognuno di noi.
Tracce:
1.Un indomito senso di vuoto
2.Perla
3.Meridionali
4.Canzone per te
5.Cosa succede
6.Timbro le ore
7.Piove
8.Infiniti
9.Polifemo
10.La notte
11.Un treno
12.Ad un passo
Marco Valis Di Mauro