A distanza di due anni da "Graziosa Utopia", esce il nuovo lavoro del cantautore ex frontman dei Ritmo Tribale. "Fru Fru" è il quinto lavoro solista di Edda che, dopo la parentesi folk-intimista del primo disco "Semper biot" e le sferzate chitarristiche di "Odio i vivi" e, soprattutto, "Stavolta come mi ammazzerai?", presenta un progetto che sperimenta nuove sonorità più funk-dance ballabili e orecchiabili, ma soprattutto meno scure e intime. Infatti l'artista stesso parla di "leggerenza con la quale mi piacerebbe affrontare la vita", spiegando il titolo dell'album.
L'uscita è dello scorso 22 febbraio per l'etichetta Woodworm Label.
"E se", il singolo, è un brano in cui i sintetizzatori fanno il paio con chitarre funky della migliore tradizione, dove il gioco del sono/non-sono donna-uomo, molto spesso usato nei suoi testi, ha il sapore di quella promisquità felice da centropista di una colorata discoteca ambulante.
"The soldati" ritorna, come sonorità, sul tema che poi sarà quello principale che accompagnerà la prima metà del progetto: ottima dance-music con cassa dritta e chitarra in levare alla Nile Rodgers degli Chic. Un riferimento importante che amplifica la declinazione plurale e pluralista del sempre presente ammiccamento gay-friendly. Vedi infatti "Italia gay", "Fru Fru" significanti una certa leggerezza-liberazione della sessualità-vita.
"Edda" è un intervallo art-pop più personale. "Vela bianca" una bossanova superelettrica che spezza il disco a metà. Ritorna l'Edda "impeto e passione" che conoscevamo, il quale si lascia andare ad un ritornello che resta un grido-preghiera rivolto ad un dio possibile-nessuno. "Vanità" è up-tempo molto simile a quello che ha reso indimenticabili i Franz Ferdinand, con una voce più sporca e passionale. "Samsara" sembra parlare la stessa lingua sonora di una Zooropa degli U2. "Abat-jour" riporta tutti in pista con sensualità e tropicalismo. "Ovidio e Orazio" è il sunto, a livello concettuale, di quello che Edda voleva dirci con questa manciata di canzoni: lasciarsi andare liberi da un dolce stile-forma-finzione, a favore di una piena leggittimazione in parole e musica di una sincera "carnalità della felicità".
Ecco sì, un lavoro che rispetto ai primi dischi, risulta più un'opera di transizione. E se ciò è vero, non resta che aspettare alla prossima occasione. Questa è centrata solo a metà.
tracce:
1.E se
2.The soldati
3.Italia gay
4.Edda
5.Vela bianca
6.Vanità
7.Samsara
8.Abat-jour
9.Ovidio e Orazio