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É uscito venerdì 15 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali "XOLO - OST", il nuovo album di Alberto Mancini (già noto per il suo ruolo nei Deaf Kaki Chumpy e nel progetto Motel Kaiju), colonna sonora del videogioco d'avventura omonimo: un ipnotico puzzle acquatico e nuovo capitolo per il compositore e pianista che già a febbraio ha pubblicato il disco e colonna sonora per il gioco "Cerebral Surge".

Nel gioco, è il 2012, il Sole si è spento e Xolo deve trovare la forza di risalire a nuoto, evadendo dall'anfratto in cui si è nascosto, risalendo e muovendosi le rovine sommerse delle capitale azteca, verso l'altro attraverso gli strati della storia del luogo. Per quest'occasione, Alberto Mancini ha dovuto confrontarsi con diversi stati d'animo musicali, molto diversi tra di loro, ma che dovevano convivere nella colonna sonora. Qui dentro troverete elementi di musica nativa centro-americana, il sentimento di redenzione e sacrificio, e l'eroismo di Xolo. 
 
Noi lo abbiamo intervistato a riguardo!

1. Ti ricordi ancora quando hai iniziato ad avvicinarti alla musica? E quando invece hai cominciato a scrivere la tua?
Ho iniziato a suonare il pianoforte a 12 anni (molto tardi) per desiderio dei miei genitori, poiché avevamo un pianoforte a casa a fare nulla. I primi anni sono stati una faticaccia, perché il pianoforte non mi piaceva per niente e io non avevo affatto fiducia in me stesso. Verso i 15-16 anni mi sono ripreso: ho cominciato a capire che se mi fossi impegnato sarei riuscito a ottenere qualcosa da quello strumento; ho iniziato a suonare nella mia prima band e da lì è stata una valanga: la musica mi piace sempre di più! Ho cominciato a scrivere quando ho cominciato ad avere le prime ragazze, e volevo scrivere qualcosa per loro. Sembra una banalità ma è così! La scrittura è stata comunque una parte marginale della mia vita musicale, finchè non mi sono iscritto alla Civica di Jazz e ho cominciato a scrivere i miei primi brani jazz per i Deaf Kaki Chumpy.
2. Già che il videogioco “Xolo” è ambientato nel 2012. Ti ricordi dov’eri nel 2012 e che cosa stavi combinando, musicalmente parlando?
Una vita fa!!! Dunque, nel 2012 stavo finendo il mio triennio in Architettura. Mi piaceva molto, ma oltre al lavoro d’università (moooolto intenso) studiavo due ore di pianoforte al giorno. Tra scuola, musica, la mia ragazza e un programma radio col mio migliore amico, non avevo veramente tempo per niente. Musicalmente parlando avevo un gruppo che si chiamava Blues Tellers che faceva blues e simili. Era un gruppone con voce, tromba, sax, insomma c’era da divertirsi. Abbiamo vinto anche qualche premio minore nel piccolo mondo del blues nostrano! È con loro che ho cominciato ad esplorare il jazz.
3. Esiste un percorso canonico per lavorare come compositore? Come ti ci sei ritrovato? E pensi di rimanerci a lungo?
Per fare il compositore penso innanzitutto ci sia bisogno di avere l’urgenza e il gusto di creare cose nuove, di scoprire come la musica si muove e come esprime i sentimenti umani, ma anche come riesce a cambiare l’atmosfera con gesti minimi o enormi. Io amo questa pratica, e mi piacerebbe occuparmi di questo per tutta la vita.
4. Hai sviluppato un metodo di lavoro per sviluppare una colonna sonora?
Fermo restando che ogni lavoro è a sé stante, e bisogna sempre adattarsi al committente, alle tempistiche e alle particolarità di ogni progetto, mi piace prima raccogliere tutte le informazioni, fare un po’ di ricerca in merito all’atmosfera che il committente desidera, allo stile e ai clichè presenti in quel tipo di musica, e poi interiorizzarli fino a riuscire a costruire qualcosa di nuovo che metta insieme tutti gli input ricevuti fino ad allora. Mi piace poi scrivere prima un tema principale con i colori che voglio usare in tutta la colonna sonora. Dopo che il committente ha apprezzato il tema principale, è molto facile prenderlo e smembrarlo, creando tanti brani diversi che però hanno accenni sottili al tema principale. Così rimane tutto coerente e funzionale.
5. E come scegli i tuoi collaboratori?
Mi è capitato diverse volte di collaborare con qualche altro compositore, e di solito mi trovo molto bene, soprattutto perché scelgo persone che non diano al proprio ego molta importanza, che siano intraprendenti, alla mano e ovviamente siano flessibili e curiose.