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Abbiamo intervistato Lucio Matricardi che ha pubblicato il suo ultimo lavoro discografico dal titolo “Non torno a casa da tre giorni”; ci ha portato nel suo universo musicale parlandoci deile sue creazioni, dei progetti futuri e molto altro.

Buona lettura

 

1.Chi è Lucio Matricardi secondo Lucio Matricardi?
E’ uno che più non si conosce, più si sente nei suoi panni. Al di là dello scherzo posso dirti al massimo quale è il suo grande desiderio oggi: instaurare un dialogo “culturale” col pubblico. Dove per culturale intendo qualcosa di ampio: emozioni, esperienze, liberazioni, momenti sacri. E’ un desiderio forte, che viene da sette anni di live. Sento che si possono arrivare a profondità ignote se ci si lascia andare ad un flusso di sincerità. L’ho capito quest’anno. Abbiamo venduto il quadruplo dei dischi, segno che la gente ha vissuto un’esperienza ascoltando e vuole portarsene un pezzetto a casa.
Spesso mi identifico coi miei desideri, soprattutto quando sono compulsivi. Divorano una parte di me e sono me.

2.Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
Felliniana, energetica, ingannevole.

3.Ascoltando il nuovo lavoro “Non torno a casa da tre giorni” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il titolo nasce da un frase del disco. Nel brano “Hanno ammazzato Lino” parlo di tanti personaggi/idee che mi stanno a cuore nella società. Sono tutte quelle persone che devono lottare per essere semplicemente se stesse. Il concetto capirai è molto esteso ed estendibile. In particolare nella strofa da cui prendo il titolo c’era questo mio amico che stava scoprendo la sua omosessualità e non tornava a casa da un pò. La madre telefonava a tutti i conoscenti, a me sembrava di averlo visto in un noto locale che si baciava con un ragazzo due giorni prima. Il terzo giorno riapparve e fu luce all’insolita ricerca. Quei tre giorni di buco mi hanno emozionato. Ho pensato che anche io spesso sono scomparso per brevi periodi non lasciando traccia. E quello che capitava in quei passaggi è stato sempre qualcosa di magico e non prevedibile. Era il titolo giusto. Un limbo nel quale tutti a modo loro passano o devono passare. Alla base ritrovi nel disco tutti personaggi che sono ad un punto di passaggio. C’è chi rifiuta il mondo e per un periodo si rifugia in un bunker ma continua nella solitudine a scrivere solo lettere d’amore per chi ha lasciato, c’è una ragazza che scopre il sesso e si guarda allo specchio cambiare, c’è una donna che muore nei campi mentre lavora e compie l’ultima grande trasformazione. C’è un marinaio che insegue un immenso pesce, non lo prende mai, ma si vede cambiare con lui… insomma, una fotografia del cambiamento.

4.La copertina del tuo disco è molto suggestiva, potresti parlarcene?
E’ la foto di un autovelox degli anni 90. Ti arrivavano queste foto assurde con appiccicata sopra la cartina della multa. In macchina c’era mio padre, la mattina presto… chissà dove andava quel giorno… chissà se quell’occhio-robot a modo suo voleva fissare quell’audace momento. Mi sono immaginato non tornasse a casa da tre giorni. Ora non posso più chiedergli dove andava e magari neanche se lo sarebbe ricordato…

5.Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il terzo disco è quesi completamente scritto. Lo finirò nei prossimi mesi e poi ci sarà il favoloso lavoro di arrangiamento che ci porterà verso spiagge ignote. Abbiamo tante nuove idee prodotte dalle mille ricerche dei 7 musicisti che fanno parte della band. Poi lavorerò al teatro canzone. Sto esplorando come mai Giorgio Gaber. Mi sta prendendo per mano. Non avrei mai pensato di arrivare a questo, ma sento che la musica oggi ha anche bisogno di essere ammantata da un Fil Rouge che renda il percorso più fruibile, più credibile, più umano.

6.Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Consiglierei i Radiohead che non sono più dei giovanotti ma esprimono quanto di più contemporaneo ci sia in una vera ricerca musicale. Margherita Vicario che è una cantautrice che grazie al suo nuovo produttore Dade è riuscita a dare voce ad un nuovo stile molto trasversale. E poi consiglierei di ascoltare tante colonne sonore. Molta parola raccontata oggi si esprime in quelle atmosfere. Le ritengo molto evolute, moderne e classiche nello stesso tempo. Il meglio di tutte le suggestioni. Per esempio Kohei Tanaka, il compositore della colonna sonora dell’anime “One Piece”. Un vero mago delle note e dei suoni!!!