Alberto Piromallo Capece Piscicelli è Piro. Nasce a Roma il 14 maggio 1991, inizia a suonare la chitarra alle elementari e successivamente anche a prendere lezioni di canto. Approfondendo in particolare la conoscenza dei cantautori italiani, ma non solo, si innamora soprattutto di Lucio Battisti e dei Radiohead. Si laurea al DAMS con l’indirizzo “Organizzazione eventi” e in quel periodo scopre ed ascolta anche gli artisti del panorama indipendente. Lasciata a metà la magistrale in musicologia, per tre anni lavora come cuoco a Roma in ristoranti di cucina gourmet, per poi iniziare ad interessarsi anche al mondo delle risorse umane. Fino al 2017 scrive e canta in italiano all’interno di un gruppo rock, gli ELLEPPì, con cui fa uscire un album nel 2016: “Le Due e 1/4”. Durante la pandemia esce il suo primo album da solista: “Eroi del 2020”. Dopo tre anni torna con nuovi brani, limitando l’utilizzo dei sintetizzatori e delle drum machine al quale ci aveva abituati e riportandoci ad atmosfere più confortevoli. Dopo i due singoli “Lampo” e “Milioni”, il 16 giugno 2023 esce l’album “Sintonia”.
Un nuovo album dal titolo “Sintonia”. Ci riassumi cos’è successo nella tua vita dalla pubblicazione del precedente?
Beh, c’è stata la pandemia come nella vita di tutti, ho cambiato lavoro e ho cambiato casa. Molto sintetico.
Com’è nato il tuo rapporto e la tua stima con l’opera di Riccardo Cocciante? Cosa racconta di te il brano “Notturno”?
In generale stimo moltissimo i grandi artisti italiani di quegli anni e Cocciante è senz’altro uno di loro. “Notturno” in particolare, fin dalla prima volta che l’ho ascoltata, ho pensato descrivesse molto bene e in modo molto poetico il giusto equilibrio in un rapporto sentimentale, a mio sentire.
Qual è il filo conduttore che lega tutti i brani di “Sintonia”?
Riallacciandomi alla domanda precedente, il filo conduttore dell’album è proprio quel tipo di compatibilità tra due persone che porta ad avere il giusto equilibrio. Possiamo osservare in ogni brano come ci si sposta più da una parte o più dall’altra.
Come descriveresti la scena romana nel 2023? Esiste ancora?
Naturalmente c’è ancora gente che suona. Sono sempre più rare intere serate degli emergenti in favore di format e open mic che ne riuniscono più insieme e fanno più pubblico. Le band sono sempre meno e i solisti, che hanno sempre più spesso un approccio autodidatta, è più difficile che facciano prodotti di qualità pur potendo capitare.
Rispetto agli anni passati e recenti sono sempre meno gli artisti che partono da Roma e arrivano alle major. Quindi la scena esiste ma noi la conosciamo come prima? E se si, ci interessa come prima?
Prossimi passi?
Scrivere ogni tanto, non troppo ma bene e che mi soddisfi. E capire come continuare a produrre la mia musica potrà accordarsi con la mia vita lavorativa economicamente parlando.