È uscito lunedì 13 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali, il nuovo album di Castelli.
Un viaggio di dieci tracce dal cuore di Milano. 10 tracce synth pop cantate in italiano fuori per l’etichetta di Amsterdam Bordello a Parigi, che raccontano tra esperienze personali e visioni future il decennio che stiamo vivendo. Tra post pandemia, sogni di una possibile conquista di marte, vita, routine, società, amore e paternità. Le sonorità richiamano gli anni 80 ma con l’ambizione di portare questo suono ai giorni nostri senza snaturarlo ma dandogli una forma diversa e più contemporanea.
Abbiamo parlato con lui dell’etichetta Gelo Dischi, della musica a Milano e di questo nuovo disco che non riusciamo a smettere di ascoltare.
1. Oltre ad essere un musicista e songwriter, lavori nel dietro le quinte della realtà Gelo Dischi. Come si conciliano i due ruoli? Come mai il progetto Castelli non è coperto della tua stessa etichetta?
In realtà nella vita ho anche altri ruoli, ho un altro lavoro, e sono anche padre :) Come riesca a conciliare il tutto non lo so, ma di sicuro c’è una grande passione e tanta voglia di fare e ciò riesce a muovere tutto. Gelo è un progetto iniziato un anno fa con Luca Urbani (produttore di Castelli) ed è una sorta di etichetta-community che si sta rivelando molto interessante…perché il progetto non è coperto dalla mia etichetta? Semplicemente perché grazie alla label “Bordello a Parigi” che è una realtà più grande, già conosciuta e apprezzata per il mio genere, ho avuto l’opportunità di stampare anche in vinile e dare di un respiro più internazionale al progetto, cose che per ora non sarei riuscito a fare con Gelo…ma spero ovviamente di riuscirci in futuro!
2. Hai vissuto in altri luoghi, oltre a Milano? Che cosa hai capito delle scene musicali all’estero? Cosa ci manca qui?
No, ho solo vissuto qui ma è qualche anno che cerco di collaborare solo con etichette straniere. Ho un’altra band post punk / dark wave i “Clone Culture” e con loro siamo sotto Cold Transmission un’etichetta tedesca specializzata in darkwave e abbiamo fatto qualche live e mini tour all’estero (soprattutto Svizzera e a Germania)…devo dire che sicuramente fuori c’è molta più attenzione e un concetto di “scena” che da noi purtroppo è difficile da trovare.
3. Leggevamo da qualche parte che per lavoro fai molte trasferte, parlando del tuo lavoro vero. Hai voglia di raccontarci qualcosa?
Si, questo magari succedeva prima della pandemia, ora tutto il concetto di “viaggi di lavoro” in generale è un po’ cambiato e anche io viaggio molto meno…Il che non è male e mi permette di avere un po’ più di tempo per la famiglia e i miei progetti.
Comunque nella vita lavoro per un grande gruppo di viaggi online e sono responsabile di un team che si occupa di contenuti e brand, una sorta di agenzia creativa interna all’azienda che ho contribuito a creare.
4. I personaggi che compaiono nei tuoi pezzi, esistono veramente? Hanno avuto modo di ascoltare il tuo album di debutto?
Alcuni si e altri no e spesso il personaggio sono io. Anni Venti vuole essere appunto una sorta di “concept” sugli anni che stiamo vivendo, gli anni venti del 2000. Parlo di post pandemia, progresso tecnologico, e riflessioni personali, raccontando un po’ come ho vissuto fin ora e mi immagino i prossimi anni di questo decennio.
5. Come mai hai sentito che era arrivato il momento di pubblicare un album, un full length? Che cosa è successo in questo inizio del 2023?
Avevo davvero tantissimi pezzi scritti tutti nel 2021 e durante il 2022 ne ho registrato qualcuno in studio sempre con Luca Urbani come produttore e ho iniziato poi il percorso con Bordello a Parigi, prima con un paio di singoli e poi con questa uscita. Io credevo molto in questo album e volevo che uscisse in vinile e così è stato! Sono molto soddisfatto anche se ovviamente su Spotify i numeri premiano solo i singoli, a causa del meccanismo delle playlist e algoritmi vari… è un peccato perché gli album interi nel digitale hanno perso molto valore.