I Dunk sono una band grandiosa. Assodato questo, si può partire con il racconto del concerto dello scorso 17 marzo al Serraglio. La band di Luca Ferrari (Verdena), Carmelo Pipitone (ORK e Marta sui tubi) e i fratelli Marco ed Ettore Giuradei ha tenuto il palco per un'ora in maniera autoritaria, sontuosa ed elegantemente vitale. Il quartetto non si è risparmiato ed ha regalato momenti di cantautorato puro, alternandoli con molti brani dallo smalto decisamente rock, alcune bellissime divagazioni psichedeliche con dilatazioni che hanno fatto respirare atmosfere d'altri tempi e altri frangenti di noise genuino.
La sinergia sviluppata dai quattro musicisti sul palco fa sgorgare un live ricco di potenza. Il pubblico che ha affollato il Serraglio non ha lesinato applausi ed ovazioni: "Avevo voglia" squarcia il buio di un palco fumoso e illumina l'incipit di una performance ad alto voltaggio. "Mila" è un brano bellissimo dall'anima melanconica e dalla magia unica. "È altro", "Spino", "Ballata 1" sono un concentrato di emozioni vive che cristallizzano l'attenzione del pubblico che è totalmente rapito dalla narrazione musicale della band sul palco. "Amore un'altra", "Stradina" e "Ballata 2" raccontano un'altra bella sfumatura dell'energia e della deflagrazione che il quartetto è riuscito ad organizzare.
Poi, dalle prime note una canzone non presente nel disco d'esordio della band. E, dopo poco la conferma che si tratta di "Subterranean Homesick Alien" dei Radiohead. Una versione stupenda, con un suono tondo e preciso che non lascia nulla all'improvvisato. La sintonia tra i musicisti sul palco è totale: i fratelli Giuradei tra ottimo songwriting, chitarre, tastiere e synth sono inarrestabili, Carmelo Pipitone suona la chitarra come fosse l'ultima cosa che si potesse fare in quel momento e Luca Ferrari è una piovra alla batteria.
Tecnica, potenza, sudore, energia, profumo di ottima musica ma soprattutto tanto rock. Questo resta attaccato alla pelle dopo il concerto dei DUNK al Serraglio.