Piero Pelù è uno dei tre rocker italiani viventi capace oggi, in questo Paese musicalmente alla deriva, di far appassionare giovani e meno giovani al rock. Lo scorso martedi 19 novembre se n'è avuta una conferma (qualora ce ne fosse stato bisogno) all'Alcatraz in occasione della data milanese del suo "Benvenuto al mondo tour".
Ad aprire le danze ci ha pensato un Alosi (già voce del Pan del Diavolo) in gran spolvero che ha presentato una manciata di brani tratti dal suo primo lavoro discografico da solista dal titolo "1985". Il pubblico ha apprezzato molto il groove e la potenza sonora dell'artista siciliano accompagnato da una band di tutto rispetto. C'è stato anche spazio per una deflagrante versione di "Folkrockaboom" che ha rappresentato la ciliegina sulla torta di una setlist tutta votata al rock-blues. Sul palco Alosi non si è risparmiato ed ha regalato una performance ad alto voltaggio che ha suscitato molto interesse nei confronti di un progetto che affonda le radici in un rock spietato capace di riscaldare anche i cuori meno predisposti.
Dopo un breve cambio set, la scena è tutta del Piero nazionale. Il live si apre con l'ultima creatura dell'artista fiorentino: "Picnic all'inferno" con l'aiuto dei visual sensibilizza sull'argomento ambientale, con il susseguirsi di dati riguardanti l'ambiente molto preoccupanti per il presente e per l'immediato futuro.
Il carisma e la personalità forte di Piero Pelù si impadronisce del palco: è lui il vero animale da palcoscenico del rock in Italia con un'energia ed una carica espressiva uniche: "Tribù", "Bomba boomerang", "Mille uragani" e "Sto rock" sono delle stilettate precise e potenti che incendiano l'atmosfera dell'Alcatraz. "La preda" è la prima incursione nel repertorio Litfiba: il pubblico in visibilio ha applaudito e si è divertito all'inverosimile. Dopo una bellissima versione di "Sole nero" arriva uno dei momenti più intensi del live con l'esecuzione di "Fiorirà" con la dedica ai caduti per mano delle mafie mentre sui visual si alternavano le foto delle vittime.
Dopo "Viaggio", che riprende l'importanza della scoperta e della conoscenza, è la volta di "Fata Morgana", brano che ha segnato profondamente la carriera della band fiorentina. L'intensità dell'esecuzione ed il fascino del brano si sono uniti in un vero istante magico: il pubblico a fare da coro a una delle canzoni più belle dei Litfiba. "Deamusica", "Regina di cuori" e "Tutti fenomeni" aggiungono carne al fuoco e provocano abbracci, sorrisi e facce soddisfatte tra il pubblico. La prima parte della scaletta si chiude con "Gioconda", altro brano-simbolo dei Litfiba: viste le ultime novità in casa Pelù, il ritornello è stato simpaticamente rivisitato "L'anello si...".
Piero ritorna sul palco sempre accompagnato dai suoi fidi amici di viaggio (l'impeccabile Giacomo “James Castillo” Castellano alla chitarra, Davide “Black Dado” Neri al basso e Luca Martelli a picchiare duro sulla batteria): la doppietta "Io ci sarò" - "Bene bene male male" è la tempesta che spiana la strada all'uragano di "El Diablo" e "Lacio drom": due tra le canzoni dei Litfiba più apprezzate e più sentite dagli aficionados. La scatenata "Toro loco" è il colpo finale di un concerto Rock con la R maiuscola.
Il bis è affidato a "Picnic all'inferno" che chiude il concerto così come era stato aperto: puntare i riflettori sull'emergenza ambientale è una scelta precisa e responsabile. Dai suoi esordi Pelù ha sempre dimostrato una grande sensibilità verso tematiche importanti: ecologia, lotta alle mafie ed alle discriminazioni, lo schieramento a favore dei popoli in difficoltà. Questo lo rende ancora più imprescindibile nel panorama musicale italiano.
El Diablo è vivo ed è tornato. Fatevene una ragione.