É uscito venerdì 5 maggio 2023, su tutte le piattaforme digitali, l'album d'esordio della band romana, prodotto con Pietro Paroletti (Golden Years), dal titolo "Ingresso Riservato". Un disco pop, tra il cantautorato italiano e la nuova scena indie post-punk. La canzoni si spostano da temi a volte leggeri, a volte più tragici, amalgamate da un suono ricco di melodie e incentrato sulle chitarre.
I Soloperisoci al loro ingresso (riservato) nella discografia italiana. Quasi del tutto indipendenti, dopo un anno segnato dalla pubblicazione di cinque singoli e numerosi concerti nel centro-nord Italia, il quartetto romano pubblica il suo primo lavoro discografico composto di nove tracce.
Il disco porta alla luce le contraddizioni dell’esistenza: la distorsione dell’amore che arriva a diventare odio, la tragicità della dipendenza da sostanze o persone. La scrittura dei testi di Ernesto Alema è diretta e senza filtri, si snoda irriverente toccando un’ampia gamma di sentimenti. "Rapina" è invece il primo brano scritto interamente dal cugino Alessandro Onofri: qui è la fantasia a farla da padrone. Insieme a Matteo De Vitis (basso) e Guglielmo Cappellini (batteria), i quattro creano un sound che spazia abilmente da brani leggeri a pezzi più rock, immergendo l’ascoltatore in due correnti ben distinte, il jangle anni ‘80 e la nuova scena indie post-punk. È questo punto di incontro tra pop e cantautorato, connotato dalla robusta presenza delle chitarre elettriche, a darci un quadro completo della vena creativa ed eclettica della band.
Noi li abbiamo intervistati per voi, ed ecco com’è andata!
1. Come è ricaduta la vostra scelta su Pietro Paroletti nel ruolo di produttore? E quanto la produzione può essere importante in un progetto come il vostro?
Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo da amici di amici e ci sembrava la persona perfetta per noi. Giovane, ambizioso e che capisse quello che volevamo fare. È stato lui a insistere per fare un disco chitarristico captando quale fosse la nostra anima. La produzione penso sia fondamentale in qualsiasi progetto.
2. In un periodo dove la scena rock sembra in declino, quali possono essere dei nomi di riferimento per la scena alternative?
I Soloperisoci! Apparte gli scherzi a Roma ci sono altri artisti affini a noi come Bartolini, oppure Moci e i Bouganville con cui abbiamo condiviso il palco del Monk a Gennaio. Ma nonostante l’ondata dei Maneskin ancora si fatica a vedere una formazione come la nostra tra i principali festival italiani (intendo con due chitarre basso e batteria).
3. Quanto sono importanti per voi le esperienze live? Com’è andata sinora e come pensate sia cambiata la situazione dei concerti da dopo il Covid?
Per noi è fondamentale, chi ci è venuto a sentire dal vivo sa bene l’energia che ci mettiamo, quando siamo sul palco non capiamo più niente e diventa anzi difficile controllare i nostri istinti. Abbiamo aspettato 3 anni per fare uscire il disco proprio per poterlo portare poi dal vivo senza alcuna restrizione, che per noi sarebbe stata un bel freno.
4. Come nasce di norma un brano dei Soloperisoci? Quanta importanza viene data al testo? Vi capita mai di parlare tra di voi del significato che date ai testi?
Di solito nasce da uno di noi che scrive una canzone (principalmente Ernesto fin’ora). Poi o la porta in sala prove oppure registra già un provino in casa e poi partiamo da li.
Ultimamente ci è capitato di comporre anche direttamente in sala prove però.
I testi non li cambiamo quasi mai, quindi se il testo piace a tutti bene. Altrimenti se ci rendiamo conto che ci fa “cringiare” in alcuni passaggi probabilmente la canzone viene cestinata, almeno che non abbia una parte musicale veramente potente.
5. Cosa accadrà adesso?
Per il momento ci stiamo concentrando sul suonare il più possibile quest’estate in giro per l’Italia. Ma abbiamo già in cantiere tantissime canzoni ancora da registrare e non vediamo l’ora di tornare in studio.