Si intitola “Caro m’è ‘l Sonno” il nuovo album della cantante, autrice, scrittrice fiorentina SUSANNA PARIGI.
Si tratta del decimo lavoro di un’artista la cui carriera è da sempre divisa tra musica e teatro e che l’ha vista protagonista di concerti, produzioni televisive e teatrali, collaborazioni italiane e internazionali con nomi come Pat Metheny, Noa e Tony Levin, Riccardo Cocciante, Claudio Baglioni, Fiorella Mannoia e Raf, è un’artista amata dalla critica e sostenuta da personaggi come il fotografo Sebastião Salgado e il filosofo Umberto Galimberti. Il nuovo album presenta otto brani che sondano in profondità aspetti umani e comportamentali di questi tempi di difficile lettura. La scrittura vivida e sottile di Susanna Parigi è incastonata in melodie senza tempo, a cui l’artista ha chiamato a mettere mani e cursori il produttore Taketo Gohara, cui è spettato il compito di innestare respiro e profondità sonora a un disco consapevole e lucido, con aperture musicali struggenti, testi garbati ma decisi, domande che non hanno risposte (come averne, oggi?) ma che le richiedono, urgentemente, e pezzi di vita che necessitano memoria e assimilazione.
E infine, per Susanna Parigi, la certezza che la Cultura è necessaria nello scorrere ciclico dei giorni, e passa anche dalla bellezza, dal rispetto, dalla comprensione che diversità e imperfezione sono valori positivi,dall’allontanamento della paura nelle sue molteplici forme. Il disco è stato anticipato all’uscita del singolo e video “Io sono il Meno”. Il disco si rivolge a persone disorientate, senza dimora. Persone che non si riconoscono in niente. Sono dimenticate. Non sentono appartenenza. Sono fuori posto, fantasmi. Niente racconta di loro: non si ritrovano negli slogan della politica senza contenuti, nei modelli che propone la visibilità televisiva, nel consumismo compulsivo, neppure nei tatuaggi, nel conformismo dei tatuaggi, nella forma litigiosa e arrogante dell’apparire, nella religione ripetitiva dei catechismi, e spesso, neanche nella divisione linguistica imposta da certa musica. E anche i giovani fanno parte di questa umanità senza casa, lo dimostrano i frequenti, sempre in aumento, disturbi psichici. Ci sarebbe da porsi una domanda: cosa c’è in questo tempo che non va? Il titolo dell’album, ripreso da una quartina di Michelangelo (Rime 247), parla proprio di questo: “Fatemi dormire mentre fuori perdura il danno e la vergogna”. Caro m’è ‘l sonno-Michelangelo (Rime 247)Caro m’è ’l sonno, e più l’esser di sasso,mentre che ’l danno e la vergogna dura;non veder, non sentir m’è gran ventura;però non mi destar, deh, parla basso.
Quella però che potrebbe sembrare una sconfitta è in realtà una esaltante ricerca spirituale. Come nella Melanconia di Durer, l’energia non è paralizzata dal sonno, ma da un pensiero che stenta a trovare vie d’uscita. La libertà e la potenza di questa ricerca sono rappresentate in questo disco da percussioni quasi tribali. Il radicamento, la casa, le fondamenta, dal mio pianoforte. È un disco dove il nero e il bianco sono molto presenti. Parla della vita per come è, senza il sorriso per forza e la perfezione senza carie delle famiglie social. Non presenta la mela perfetta, che non è reale, semmai la mela bacata di Caravaggio. Contrariamente a quello che si dovrebbe fare in questo periodo, esibire forza, potenza, bellezza estetica, il disco racconta proprio l’opposto. Questo sistema ti afferra, come il ragno delle autodemolizioni, ti stringe, ti estrapola e ti isola fino alla rottamazione finale. Eppure bisogna trovare la forza per essere anti-fragili, e persino felici,perché de-ridere è l’unico modo per corrompere e togliere forza a chi vuole negarci la bellezza.