Si intitola "Camouflage" il disco d'esordio di Ditonellapiaga (Margherita Carducci, classe 1997, romana). In coppia con Donatella Rettore, Ditonellapiaga sarà in gara alla 72° edizione del Festival di Sanremo.
Nascondere per svelare. Camuffarsi in molteplici personaggi per raccontarsi. A sé stessi e al mondo. L'album dell'artista romana arriva dopo una serie di folgoranti singoli e due EP: Morsi e la sua variante in chiave elettronica d'autore Morsi remix.
Il nu-soul e l'R'N'B, la grande tradizione della canzone italiana e i frenetici ritmi latin, le virate psichedeliche e le molteplici traiettorie della musica elettronica, tracce nascoste di cocktail music e chanson d'amour. L'ironia – a tratti anche feroce – e la malinconia, spesso struggente. La solarità raggiante e il buio delle notti urbane. Il romanticismo che toglie il respiro e il cinismo pregno di black humor. È questo il composito (a dir poco) universo espressivo di Margherita Carducci, in arte Ditonellapiaga, tenuto insieme da un'anima che ha il respiro del più elegante e sofisticato pop internazionale, da una sincerità profonda e, soprattutto, da una voce intensa, dal timbro inconfondibile, capace di spingersi fino alle più ardite evoluzioni, degne delle grandi interpreti jazz. Un talento che le consente di stare a suo agio sia sul palco di un night club newyorkese che su quello di un grande festival pop o di un club votato alla musica indie. E se c'è anche da rappare, Ditonellapiaga non si tira indietro e stupisce anche su questo fronte, dimostrando un eclettismo fuori dal comune e una versatilità naturale, frutto di anni passati nel fervido ambiente delle jam session capitoline e del sound del duo bbprod che la accompagna fin dal suo esordio.
A dispetto del titolo, Camouflage è il perfetto autoritratto di un'artista in grado di vestire i panni di icona urban, femme fatale di un film noir ma anche ragazza della porta accanto. Camouflage è il modo migliore per scoprire Margherita Carducci/Ditonellapiaga: dodici brani che costituiscono un caleidoscopio di emozioni, amori, ricordi, paure e insicurezze, sogni e aspirazioni, delusioni e rinascite. È il magma di una donna nel pieno di una vulcanica giovinezza che riesce a far vibrare le corde di chiunque, a prescindere dall'età, perché nelle sue canzoni anche i più banali episodi di vita quotidiana diventano racconto letterario, messa in scena teatrale, montaggio cinematografico.
Attraverso la voce di diversi personaggi, protagonisti di storie fra le più disparate, Camouflage è un racconto di corpi, di sesso (Morphina) e di sentimenti, di notti alcoliche (Tutto ok) ed esperienze lisergiche (Prozac), di storie d'amore incompiute oppure finite (Spreco di potenziale, Non ti perdo mai), e di amori retrò (Dalla Terra all'Universo), di incontri al supermercato di notte (Carrefour Express) e di fantasticherie glamour (Vogue), di avventure bizzarre dall'epilogo tragico o surreale (Repito, Altrove), di cortocircuiti comunicativi (Connnessioni) e di catarsi (Come fai). Un album che a seconda della traccia può avere il sapore del gin tonic e della tequila bum bum ma anche di una tisana per smaltire l'hangover sul divano, davanti a una commedia romantica americana o a un film strappalacrime.
Camouflage si apre con Morphina, un brano dalle tinte elettroniche e dance che celebra la corporeità dimenticata in tempo di pandemia: un groviglio di sudori, umori, grida di piacere e gioia liberatoria. Senza troppi giri di parole, Morphina parla di sesso, evocando, attraverso un beat ipnotico che cattura come mosche in una ragnatela, quel processo di reazioni chimiche che si propaga nel corpo, come uno stupefacente, per arrivare a un'esperienza inebriante, estatica, prepotentemente fisica. Dalle luci strobo di Morphina si passa ai fari che spezzano l'oscurità della notte di Non ti perdo mai. Scritta con Fulminacci, "un amico che ha saputo leggermi l'anima per poi scriverla in musica", è un brano che parla di quei legami indissolubili che, nonostante la lontananza e il silenzio, resistono al tempo e allo spazio, vincendoli. Una ballad di colore blu profondo come il cielo notturno, di quelle che ti accompagnano a casa, in auto, durante una notte d'inverno con la pioggia battente sul finestrino e il nodo che si stringe in gola, la testa persa nei ricordi e la voce che inizia a cantare quando parte il refrain. Ed è lì che la notte diventa giorno, la pioggia lascia il posto al sole e la malinconia si trasforma in placida serenità. La successiva Vogue torna invece a riscaldare i corpi e a far muovere i piedi per scandire il ritmo. Su un testo provocante, dal sarcasmo suadente, calato in un'atmosfera cosmopolita e carica di fascino, si riaccendono le strobo, si sfila sul red carpet, la voce diventa sensuale, si parla in francese e per accompagnare le ostriche si apre una bottiglia di ottimo bourbon: è la celebrazione del glamour con un chiaro omaggio al brano cult di Madonna e a un ballo fra i più iconici, il voguing. Il glamour cede il passo a un immaginario da club underground in Prozac, una traccia dai suoni sporchi, acidi con il basso e la cassa che incalzano e una voce distorta che sussurra, ansima fino ad urlare l'astinenza. Corpo in stato catatonico, pensieri che corrono velocissimi fra le sinapsi e mettono a fuoco la realtà, un panico incontrollato che viaggia inarrestabile sul beat dei bbprod.
Dopo la scarica elettrica di Prozac arrivano tre canzoni di fila che stemperano la tensione e aprono le porte del cuore. La prima, Come fai, è fra i più significativi dell'album, forse il più intimo di Ditonellapiaga: "il pezzo al quale sono più legata in assoluto, una radiografia di tutto ciò che ho portato nel petto per anni, senza trovare le parole giuste per consacrarne degnamente la memoria e provare a liberarmene definitivamente". Una canzone catartica avvolta da una dolce malinconia e da una nostalgia che riscalda, che parte piano con un arrangiamento essenziale basato su voce e piano elettrico per spiccare poi il volo tra violini e cori in un morbido tappeto sonoro, quasi etereo. Quando poi nella seconda strofa entra il basso, ciò che prima era sospeso diventa inaspettatamente groovy e l'ascolto finalmente completo e profondo. Pianoforte e voce sono i protagonisti anche di Spreco di potenziale, un'altra canzone che si apre nel segno della malinconia per esplodere all'improvviso in un refrain difficile da dimenticare, di quelli che si cantano sotto la doccia anche nelle nostre giornate più solari, schioccando le dita e lasciando che le gambe seguano il ritmo. Spreco di potenziale canta la fine di un amore incompiuto e, come una pallina da ping pong, rimbalza di continuo fra sentimenti opposti: l'amarezza per una storia che finisce e la serenità che arriva dopo la liberazione, quasi un primo segno della voglia di ricominciare. Per un amore che finisce, ce n'è uno che sta per deflagrare, vincendo ogni resistenza e qualunque timore: Dalla Terra all'Universo è un brano che affonda le radici tanto nel soul che nella canzone d'amore anni '60 ma con i piedi ben saldi nel presente. Si apre infatti con un duetto fra archi e voce, dipingendo uno scenario romantico quasi retrò, fin quando basso, cassa e rullante entrano a gamba tesa "per farci sentire che comunque, nonostante il depistaggio iniziale, siamo nel 2022 e ci teniamo a farlo notare".
Con Repito Ditonellapiaga torna a spingere il piede sull'acceleratore e ingrana la quarta, esattamente come la donna che si mette al volante in cerca di giustizia al centro della canzone. Repito è una traccia dal beat crudo e violento come l'argomento che tratta: l'omicidio di un uomo per mano di una donna. Ma non c'è nulla di drammatico perché se i ritmi reggaeton evocano paesaggi latini, quasi desertici, trasportandoci direttamente fra le polveri di una carretera sperduta nel bel mezzo del Messico, come fossimo in un film di Rodriguez, il testo carico di humor nero è una fulminante e surreale mitragliata di rime affilate e giochi di parole che permette a Ditonellapiaga di rappare – fra spagnolo, inglese, italiano e romanesco – come un campione di surf sull'onda più alta della storia.
Le sonorità soul ricompaiono in un brano come Connessioni, che ruota intorno a "quel senso di spensieratezza e serenità tipico di chi ha solo voglia di staccare un po' dallo stress della vita quotidiana e perché no, anche dai patemi d'amore, che in fin dei conti sono un po' sopravvalutati". La traccia si sviluppa fra tentativi di dialoghi telefonici continuamente interrotti, messaggi inascoltati, vocali volutamente dimenticati, assenza di campo, linee instabili, dove i problemi di Rete diventano metafora di scarsa connessione sentimentale. Ma niente paura, comunque è sempre Tutto ok, come canta Ditonellapiaga nella traccia numero dieci del disco e come ci ripetiamo sempre tutti quando le cose, in realtà, non vanno affatto bene. Tutto ok è un pezzo fluido e avvolgente, che ti fa muovere il corpo anche se stai facendo altre cose: ritmica afrobeat, basso sincopato, Margherita al sesto gin tonic con le lacrime che annacquano il drink e il mascara spalmato sulle guance per una storia d'amore cui è meglio mettere fine.
La fine però non sempre può essere decisa, soprattutto quando la sorte decide al posto tuo. Altrove canta di due giovani innamorati che fuggono in auto per abbandonare l'asfissiante città e andare incontro ai propri sogni e alla libertà: un brano che inizia con una base dal sapore psichedelico e il kick e lo snare che scandiscono il ritmo come i giri di ruote sull'asfalto, per aprirsi poi su un refrain pieno di energia. Una favola d'amore che ha però un epilogo tragico, che ci ricorda che il destino non sempre premia l'audacia e può essere davvero beffardo.
Come un chimico attento ai dosaggi, Ditonellapiaga chiude Camouflage riportando l'equilibrio emotivo grazie all'iniezione di sana autoironia di Carrefour Express, l'ultima traccia. Suoni elettronici, tappeti di violini, atmosfere vintage: un andamento musicale in continua evoluzione, traduzione dello stato d'animo della protagonista del brano alle prese con una dichiarazione d'amore impacciata che si risolve in modo tragicomico. Sullo sfondo, una notte ad alto tasso alcolico, l'alba che inizia a illuminare Roma, la prima pizza alla pala sfornata al supermercato.