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Abbiamo intervistato LE FASI che ci hanno raccontato il loro nuovo disco dal titolo "Edèra"; ci hanno aperto le porte del loro universo musicale tra passato, presente e futuro.
Buona lettura.

1. Chi sono LE FASI secondo LE FASI?
Le Fasi sono il vortice in cui riversiamo tutti i nostri sogni, le nostre energie e le nostre speranze da ben otto anni a questa parte. Le Fasi sono le nostre radici ed il tratto caratteristico senza cui non riusciamo ad immaginare le nostre vite.

2. Come mai questo nome per il vostro progetto?
Il nostro nome deriva dalla volontà di mettere insieme le fasi che per ognuno di noi sono state cruciali a livello musicale e personale. Siamo sempre stati tutti molto diversi tra noi ed, in particolare, ognuno di noi crescendo ed approfondendo lo studio del proprio strumento ha mutato spesso le proprie inclinazioni. Ciò ci ha regalato sperimentazione di fasi musicali estremamente diverse l’una dall’altra ed un repertorio molto poliedrico.

3. Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Ibrida perché ha sempre abbracciato le idee, le caratteristiche tecniche ed intellettuali di ognuno di noi. Testarda perché si è sempre imposta come priorità assoluta nelle nostre vite. Ed infine sognatrice. Guai se così non fosse!

4. Ascoltando il vostro nuovo lavoro “Edèra” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Edera è nato per una somma di innumerevoli casualità. Il solido connubio con il nostro Producer ci ha condizionato estremamente ed è stato fonte di stimolo tale da portarci a creare qualcosa che si allontanasse totalmente dalla nostra “solita produzione”. Il napoletano ci ha sempre accompagnato nel nostro percorso e sceglierlo come lingua madre del nostro ultimo lavoro è stata, forse,la chiave per riuscire finalmente a completare l’ identità musicale che cerchiamo di costruire da sempre.

5. Siete una band partenopea: come considerate il panorama musicale campano oggi? Si può parlare di una “scena campana”?
Assolutamente sì. Crediamo che la scena campana sia una delle più interessanti a livello nazionale, soprattutto in termini di umanità, coesione e confronti costruttivi tra colleghi da cui si scopre sempre di poter imparare qualcosa. In generale, a livello musicale, nell’ultimo anno abbiamo assistito ad una totale scissione da quella che era la corrente di Pino Daniele e del neapolitan power a favore di una produzione sempre più incline alla scena internazionale.

6. Quali sono i vostri progetti futuri?
Al momento guardare finalmente negli occhi il nostro pubblico ed emozionarci sul palco!

7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Sicuramente gli Editors, i Coldplay e gli Alter Bridge. Sono tre band che abbiamo ormai assorbito nei nostri modi di fare, suonare e cantare ed in cui ci siamo visti e continuiamo a proiettarci.