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Abbiamo contattato PETRINA che ha da poco pubblicato il suo nuovo disco omonimo. Abbiamo parlato delle nuove canzoni, dei suoi gusti musicali, del futuro, dei sogni e di molto altro...buona lettura!

 

petrcover1. Chi è Petrina secondo Petrina?
Petrina era come mi chiamava a volte la prof d’italiano delle medie, che adoravo! E quando lo faceva, anziché chiamarmi per nome, Debora, mi sentivo ferita, come se volesse prendere le distanze da me. Poi col passare del tempo mi sono affezionata a un cognome che sembra un nome, e che racchiude anche un significato, di piccola pietra; ovvero un diminutivo, quasi infantile, ma che ha dentro un senso di resistenza, saldezza e testardaggine, che mi si confà assai!


2. Come definiresti la tua musica? Se dovessi dare tre aggettivi alla tua musica, quali sceglieresti?
E’ molto difficile giudicare la musica che si fa…da questa prospettiva la musica è un flusso di idee, emozioni, visioni che prendono vita propria nel momento in cui raggiungono una definizione; quando ascolto o suono le mie cose è come se non mi appartenessero più, come se le avesse scritte qualcun altro, anche se so da dove provengono e sono anche libera di modificarle. E’ una sensazione strana, quasi di sdoppiamento…un po’ come quella che hai quando ricordi i sogni; dunque gli aggettivi che scelgo sono: familiare, estranea,  sfuggente.

 

3.  Cosa rappresenta per te la musica (la tua e quella che ascolti)?
Andrea Zanzotto, uno dei più importanti poeti italiani (della mia stessa regione) scomparso due anni fa, lo esprime in modo magistrale in un’intervista di Marco Paolini, anche se nel suo caso si parla di poesia: ‘è come restaurare il vuoto che c’è nel mondo attraverso la trama dei versi e dei ritmi’.

 

4.Ascoltando il tuo nuovo album “Petrina”, ci si imbatte in un insieme di suoni e parole che travolgono l'ascoltatore. Come è nato questo disco? Quali sono le idee che sono alla base delle undici canzoni che lo compongono?petrin
Il disco e’ nato da un’idea utopica e molto poco pratica: quella di avere per ogni canzone un suono ideale, che fosse un trio di sassofoni mescolato all’elettronica, o un quartetto di fiati classici mescolato a un quartetto di improvvisazione, o un violino e un violoncello assieme a coperchi sbattuti sulle corde di un pianoforte. Ogni canzone ha un arrangiamento suo specifico, impossibile da fare uguale dal vivo.
Dunque la sfida è stata per me quella di comporre non solo per il piano, ma per molti altri strumenti. E’ stato come uscire dal suono del proprio strumento ed avere un ascolto stereofonico, captando gli strumenti che dovevano entrare a far parte di ogni brano.
 
5. “Denti”, “Dog in space” e “Princess” sono tre brani molto particolari del disco. Ce ne vuoi parlare?
Denti ha un arrangiamento funky, ma un po’ impazzito, non molto in linea col genere! La canzone è nata su commissione: avrebbe dovuto entrare a far parte di un progetto sull’anatomia femminile. Ad ogni cantautrice era stata assegnata una parte del corpo, e la mia doveva essere il sedere…In effetti l’ideatore del progetto aveva sopravvalutato la mia capacità di autoironia…Mi rifiutai, e ad una seduta dal mio anziano dentista (che mi segue da quando ero adolescente), mentre me ne stavo con la bocca aperta ad ascoltare il dolce suono del trapano…ho pensato che i miei denti avevano molto da raccontare!
Dog in Space è un ritrattino del mio cane, ucciso da una macchina mentre aveva lasciato il suo posto di guardia fuori dal salone della parrucchiera dove la sua padrona, mia madre, stava da qualche ora, per andare a trovare la sua unica cagnolina fidanzata di sempre. Lo immagino mentre corre fra le nuvole con il muso contro il vento, a combinare gli stessi disastri che combinava sulla terra…
Princess invece è rivolta a mio padre; è un ricordo di me bambina sulle sue spalle, in montagna. La sensazione di sicurezza, seduta come su di un trono in mezzo alle cime, col cielo a due dita. Su questa canzone, in cui John Parish ha una parte chitarristica importante, è stato fatto un videclip (che uscirà nei prossimi mesi) che unisce disegni animati e luoghi reali. Lo abbiamo girato nelle Alpi, e per me è stato come ripercorrere le emozioni della canzone, con la presenza-assenza di mio padre.


petr26. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Come al solito sto lavorando su più fronti…Oltre a preparare il live del tour, che come ho detto sarà per forza molto diverso dal disco, sto lavorando ad un solo (in questa veste sarò al Festival di Paolo Fresu, in Sardegna,  dove presenterà un doppio progetto, quello relativo al disco, ed un ulteriore in voce e piano solo, in mezzo ad una pineta).
Poi sono alle prese con un progetto con l’elettronica e la batteria di Gianni Bertoncini, mio partner artistico dai tempi di IN DOMA.
E ancora sto lavorando, in qualità di danzatrice e musicista, ad un progetto coreografico di Margherita Pirotto (giovane danzatrice di Padova) che è finalista ad un importante premio nazionale.
Ed infine sono coinvolta in un progetto dell’Accademia di Brera per un’installazione musicale e performativa che accompagni le opere di Pinuccio Sciola, l’artista che crea delle incredibili pietre sonore. 


7. Musicalmente parlando, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Al momento il mio sogno è quello di poter lavorare con una vera orchestra. Con Jherek Bischoff, il compositore che ho conosciuto grazie a David Byrne, abbiamo accarezzato questo sogno, e abbiamo registrato due brani per voce, pianoforte e orchestra: uno di questi è la traccia finale dell’album. Mi piacerebbe avere la possibilità di costruire un intero concerto con Jherek, un’orchestra e un pianoforte!


8. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Parlando di Jherek Bischoff non posso che citare sia lui e il suo progetto orchestrale Composed, sia alcune band con cui collabora, vera espressione della libertà con cui si muove la musica oltreoceano. Una di queste è People Get Ready, una band di danzatori-performers-musicisti che sa fondere e integrare nel profondo danza e musica. Nella stessa direzione di libertà e originalità sono i Dirty Projectros, non a caso un’altra band con cui sempre David Byrne ha collaborato.
Poi vorrei citare Tune-Yards, una musicista newyorchese con voce da nera, energia ed idee da vendere!

 

Guarda il videclip ufficiale di DENTI