Abbiamo intervistato una band esplosiva: FILARMONICA MUNICIPALE LA CRISI. Hanno da poco pubblicato il loro disco dal titolo “L'educazione artistica” e noi abbiamo chiesto loro di parlarcene, di parlare delle loro canzoni, dei loro gusti musicali, del loro futuro e molto altro ancora. Buona lettura.
1. Chi è la FILARMONICA MUNICIPALE LACRISI secondo la FILARMONICA MUNICIPALE LACRISI?
Sono fermamente convinto, Gestalt o meno, che il Tutto sia più della somma delle parti. Alla stessa maniera, è bello pensare che la Filarmonica sia un'urgenza d'insieme, ancor prima di essere cinque musicisti che suonano contemporaneamente. E' sempre stato così, abbiamo sempre messo tutti gli strumenti che avevamo a disposizione delle nostre canzoni, affinché il messaggio e l'urgenza dei testi fosse preponderante rispetto ai contorni, agli stili, all'organico stesso. Testimonianza palese di questo si ha dagli ultimi cambi di formazione dove, in seguito all'uscita dalla band del Rhodes,non abbiamo cercato di sostituire quel preciso strumento; al contrario Matteo (allora batterista) è passato al vibrafono, organo e synth ed un nuovo batterista è entrato nella band. Ad oggi, essere Filarmonica Municipale LaCrisi per la Filarmonica Municipale LaCrisi significa condividere quest'urgenza prioritaria in maniera creativa e vitale.
2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
Dare una definizione di una musica è sempre difficile, specie per chi la fa. Direi, quindi:
- INCOSCIENTE
Perché un po' bisogna esserlo per trattare in maniera credibile temi delicati e controversi, come la vicinanza di soggetti autistici, la perdita di una mamma che, a fatica, si realizza e la scomparsa di un padre, per certi versi, già assente da molto tempo. Ci vuole, oltre che coraggio, un bel po' di incoscienza nel parlare di tutto questo, pena la freschezza dei messaggi.
- INVASIVA
Nel senso che è stata scritta in maniera estrusiva. Nasce parlando di noi, ma per parlarne a tutti. Parlare delle grettezze quotidiane proprie per riflettere una realtà più larga, sociale. L'unica maniera di fare una musica del genere, dove chiunque si possa specchiare, pur raccontando storie molto particolari, è rendere molto comprensibile linguaggi e piani narrativi. Per fare questo, abbiamo dovuto re-imparare le regole base della comunicazione, proprio come alle scuole medie si studiava Educazione Artistica, per imparare a recepire, interpretare e comunicare i messaggi, visivi o verbali che fossero. In virtù di questo, come terzo aggettivo direi
- EDUCATIVA
3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
Come dicevo, per noi, la nostra musica rappresenta prima di tutto un'esigenza comunicativa, come naturale che sia. Questo ovviamente implica che consumiamo un sacco di musica in generale, stimando un sacco di cose ed affezionandoci in maniera morbosa e sincera a tutti quei lavori in cui riconosciamo oltre ad una progettualità, anche voglia di comunicare, curiosità e autorevolezza dei messaggi. Autorevolezza, in questo caso, significa possedere una concretezza dei contenuti che va aldilà di sovrastrutture e stili, dote che ad oggi, rimane la migliore per ogni individuo, oltre che per i musicisti.
4. Ascoltando il vostro album dal titolo “L'educazione artistica” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Nasce da una seduta parecchio spontanea, quanto veloce di scrittura. Il disco precedente "Ad Altra Terra, in Alto Mare" era, perlopiù, rappresentativo dei 6 anni di prove antecedenti la sua uscita (quindi anche di formazioni oramai molto vecchie) ed era fin troppo evidente che ci stesse stretto, come testi e come arrangiamenti. E' stato bellissimo evadere questo senso di costrizione, partendo dal materiale che avevo a disposizione in quel momento. La vita recente. L'intero disco nasce, in maniera veramente poco romanzata, dal racconto dieci storie reali, vissute (nove nostre, più "Donne di Raso" scritta da Riccardo Stefani ). Si parla di amori importanti a cui aggrapparsi forte per non cadere, mentre si attraversa una precarietà diventata ormai condizione "neanche più esasperante" di normalità, solitudini importanti, conversazioni improbabili con amici autistici. Questo disco doveva contenere tutto questo e veicolarlo nella maniera più suggestiva e meno didascalica possibile.
5. Quali sono i vostri progetti futuri?
Questi sono brani nati per comunicare e trovano la dimensione migliore dal vivo. I prossimi mesi ci porteranno live in molti locali della penisola. Presenteremo il disco dal vivo assieme ad Alessandro Fiori. Ci siamo trovati molto bene a livello artistico, faremo in modo che non sia solo un evento sporadico, ma una collaborazione fruttuosa.
6. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Ci piace pensare che la Filarmonica sia un po' aperta a tutte le visioni musicali, da quella di "musica leggera" come Canzone POP, fino a quella di musica, come si dice, "colta". Sostanzialmente, ci piace molto l'imprevedibilità e senz'altro cambiare sempre le coordinate. Quindi, spiazzare di album in album, mantenendo sempre una garanzia di spessore e qualità è senz'altro, oltre che un sogno nel cassetto, un obiettivo reale.
7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Tra i nostri riferimenti, senz'altro citerei tra gli internazionali i Bad Seeds di Nick Cave. Per quanto riguarda il panorama italiano, Ronin e Calibro 35. Meritano di essere conosciuti ed approfonditi i gruppi del Collettivo PHONARCHIA DISCHI (prodotti da Nicola Baronti), che come noi, si sperticano per fare della lingua italiana un contesto musicale migliore, su tutti Etruschi from Lakota, Venus in Furs, Zocaffè.