Abbiamo intervistato LES FLEURS DES MALADIVES che hanno da poco pubblicato il loro "Medioevo". Ci hanno raccontato in modo divertente e simpatico la loro musica, le nuove canzoni, i loro progetti futuri, i loro gusti musicali e molto altro. Buona lettura.
1. Chi sono LES FLEURS DES MALADIVES secondo LES FLEURS DES MALADIVES?
I LES FLEURS DES MALADIVES [pronuncia: le flœR de ma-la-dìv] sono 3 cyborg umanoidi inviati indietro nel tempo da un (neanche troppo) remoto futuro dominato da vuoti talent-show ed anonima musica pop da classifica per salvare lo spirito del rock’n’roll dalla terminazione e dal totale oblio.
I loro nomi in codice e le loro funzioni primarie sono:
Dav: voce, chitarre, testi e melodie.
Canitano: basso e cori.
Riki: batteria e percussioni.
2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
La nostra musica è un Rock Alternativo d’Autore (ed eccovi serviti i 3 aggettivi) cantato, e a tratti recitato, in un viscerale italiano. Siamo pur sempre figli della scena alternative rock anni ’90, così le nostre sonorità sono naturalmente contaminate dalle leggendarie atmosfere di quei gloriosi anni: cavalcate stoner, esplosioni grunge e contaminazioni noise modulate e reinterpretate sempre da una spiccata vena cantautorale.
Ci teniamo a sottolineare che però non facciamo “canzoni nostalgiche per chi rimpiange i bei tempi andati”: il rock e più in generale la musica hanno ancora molto da dire e crediamo che qualsiasi forma di espressione artistica debba sì da un lato pagare pegno al passato da cui attinge, ma anche e soprattutto rapportarsi con l’attualità e le cose che accadono oggi e non 20, 30 o 60 anni fa. In questo senso pensiamo che il nostro sound sia molto attuale oltre che estremamente personale.
3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
In parte vi abbiamo già risposto nella domanda precedente, ma parlando ancora più in generale la Musica (con la “M” maiuscola) nella sua forma più pura per noi rappresenta un fortissimo ed inestinguibile bisogno di comunicare con gli esseri senzienti che ci circondano, cercando ognuno di fare arrivare il proprio “messaggio” al mondo esterno al meglio delle sue capacità, potenzialità e volontà. Come tutte le forme di espressione artistica è un vero e proprio meta-linguaggio che riesce a parlarci non solo attraverso gli elementi strutturali che lo compongono (i suoni per la musica, i colori per la pittura, le parole per la poesia) ma anche e soprattutto instaurando un collegamento diretto e profondo tra l’emozione di chi “parla” e l’emozione di chi “ascolta”. ...Insomma: gran bella cosa! :)
4. Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “Medioevo”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. A cosa si riferisce il titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il Medioevo viene storicamente fatto iniziare nel 476 d.C.: l’anno del crollo dell’impero romano d’Occidente. All’inizio infatti il titolo dell’album doveva essere proprio “Il crollo dell’Impero Occidentale” dato che esprimeva molto bene immaginificamente l’atmosfera che attraversa l’intero disco e che abbiamo reso esplicita nella seconda parte della traccia n. 11 “Abbandono d’Oriente” che non a caso si intitola proprio così.
Durante l’ascolto dell’album infatti si assiste allo scontro e alla compenetrazione di due macro-figure tematiche: “Oriente” e “Occidente”: la prima rappresenta l’incipiente crisi di valori, la mancanza di certezze, la continua ricerca dell’avere più che dell’essere; la seconda invece la dimensione umana più metafisica: il processo catartico del viaggio attraverso un percorso di ricerca che ha come strumento fondamentale la nuda conoscenza, prima di tutto, di sé stessi.
Il disco, molto umilmente e per quanto le nostre capacità di semplici rockers ci permettono, vuole essere un accorato invito che rivolgiamo a chi ci ascolta ad esercitarsi nella mai troppo abusata pratica del “dubbio” e a non accettare per comodità o pigrizia ciò che ci viene imposto o servito “pronto da consumarsi” su di un invitante cabaret di concetti, fatti e ovvietà da supermercato.
Ovviamente potete (e anzi dovete) dubitare anche di ciò che vi stiamo dicendo.
5. Quali sono i vostri progetti futuri?
Al momento vogliamo concentrarci al meglio per il tour e la promozione del disco che partiranno dopo la presentazione ufficiale di sabato 9 novembre all’ARCI L’Impegno di Milano. Ci auguriamo davvero che il nostro lavoro possa avere un buon riscontro e che cominci a girare il più possibile.
6. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Anche questa domanda si collega abbastanza alle precedenti: crediamo nella filosofia del “un passo alla volta ma fatto bene” quindi per cominciare ci “accontenteremmo” che il nostro disco avesse la più ampia diffusione possibile rapportata ovviamente alle nostre attuali possibilità. Come detto prima, la musica è innanzi tutto una necessità di comunicare che per realizzarsi in pieno deve giocoforza raggiungere tante persone, tante teste e tante coscienze in modo da riuscire ad arrivare e “consegnare il proprio messaggio” a coloro i quali condividono con essa sensazioni, esperienze, pensieri ed emozioni.
Quello che possiamo dire noi, in qualità di band, è che su questo album ci abbiamo lavorato in modo instancabile per tre anni cercando di “dire tutto e dirlo bene” e curando tutto nei minimi dettagli. Siamo certi di aver dato il massimo realizzando un prodotto interessante, attuale (ancora una volta), con una sua identità artistica e che rispecchia al 101% la nostra personale visione del mondo e della musica. Per il resto sta a chi ci ascolta giudicare.
7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Queens of the Stone Age, Mastodon, Motorpsycho