Abbiamo contattato gli Hobocombo che ci hanno raccontato il loro nuovo disco dal titolo “Moondog Mask”, ci hanno parlato della loro musica, dei loro gusti musicali, dei loro progetti futuri e molto altro. Buona lettura!
1. Chi sono gli Hobocombo secondo gli Hobocombo?
Nel 2010 tre musicisti si sono incontrati ad un concerto e hanno pensato di dar vita ad un progetto dedicato alla musica di Moondog, lo straordinario artista di strada newyorkese. A quel primo omaggio, documentato nel disco "Now that it's the opposite, it's twice upon a time", hanno fatto seguito la residenza di Bisar al Kunstlerhaus Bethanien di Berlino (in cui sono stati realizzati nuovi arrangiamenti per la colonna sonora di "Video Days" di Spike Jonze), la creazione del programma radiofonico "Witch of Endor" (in onda sulle frequenze di Radio Libertaire, Parigi) e un bel po' di concerti in giro per l'Europa. Ora gli Hobocombo sono una band orgogliosa del proprio sound, finalmente inciso nei solchi di "Moondog Mask".
2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
Esotica, magnetica, immaginifica.
3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
La musica è un linguaggio (e, vi prego, non pensate alla retorica becera della musica come linguaggio universale). E' un linguaggio duttile e versatile che consente, forse più di altri, di combinare oggetti molto differenti per grammatica e per retorica. Il gioco, la scommessa è di unirli costruendo ogni volta un mondo nuovo con una sua propria identità.
In questo disco ci sono frammenti di brani tradizionali, improvvisazioni al sintetizzatore, canzoni. Da questo si può facilmente immaginare che ascoltiamo cose molto diverse, dal cantu a tenore al kraut.
4. Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “Moondog Mask”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo per il disco? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Di fronte ad un mondo musicale che brucia tutto in poche settimane, che impone di registrare un album in una settimana, che chiede di sfornare un disco e un tour all'anno, noi ce la siamo presa comoda, realizzando le riprese e i mix in totale autonomia. Le registrazioni sono cominciate a Berlino nell'estate del 2011, sono proseguite in vari luoghi fra Italia e Germania, si sono concluse nuovamente a Berlino. Questo ci ha consentito di lavorare con calma e serenità, di lasciar sedimentare le esperienze che facevamo, di sperimentare e di scegliere. E quindi di unire pezzi scritti sul Mar Baltico con materiali d'archivio degli anni '60, composizioni di Moondog con brani nostri.
5. Quali sono i vostri progetti futuri?
Il 29 gennaio presenteremo il disco al CTM Festival, probabilmente la più interessante rassegna di musica sperimentale di Berlino. Il 31 partirà la distribuzione europea con Broken Silence. Nel frattempo uscirà anche il vinile. Diciamo che siamo concentrati nel portare il Magnetic Sound ovunque.
6. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Musicalmente parlando siamo piuttosto soddisfatti: il disco ha ricevuto un'ottima accoglienza, il tour sta andando benone, giriamo l'Europa e conosciamo persone interessanti. Spesso (e certamente non solo per noi) c'è un problema sul piano materiale, ma allora parliamo di diritti, non di sogni.
7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Possiamo consigliare invece tre dischi da ascoltare contemporaneamente?
"I hear a new world", Joe Meek, Triumph 1960
"Italia vol.1", antologia a cura di Roberto Leydi, Albatros 1970
"Ritual of the Savage", Les Baxter, Capitol 1951