Abbiamo intervistato RIFF WILLER che ci ha raccontato il suo nuovo disco dal titolo "Streets of Chance"; siamo entrati nel suo universo sonoro tra passato, presente e futuro.
Buona lettura.
1. Chi è RIFF WILLER secondo RIFF WILLER?
1) Riff Willer è un artista emergente che ama scrivere e fare musica. Una musica che non abbia limiti né confini, né linguistici né mentali. Magari controcorrente, lontano dalle tendenze del momento. Il suo mondo musicale ha radici antiche di qualche decennio, perché dalla vitalità senza tempo, ma è proiettato nel presente e nel domani.
2. Come mai hai scelto questo nome d’arte?
2) Ho combinato il termine riff, che è una melodia musicale ripetuta, e molti miei pezzi ne sono caratterizzati e Willer, mutuato da Tex, un fumetto che leggo da sempre. Facendo musica in inglese, ho pensato che quel nome composto, il richiamo al riff e al personaggio, potesse funzionare.
3. Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
3) Tre aggettivi per la mia musica? Riflessiva, suonata e in continua evoluzione. Essendo questo il mio primo disco in studio ho cercato di rendere chiare quali sono le mie influenze principali. Senza trascurare i testi, per dare messaggi non banali.
4. Ascoltando il tuo esordio discografico “Streets of chance” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: a cosa si riferisce il titolo del disco? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
4) Nel titolo, Streets of Chance, è racchiuso il concetto stesso alla base del progetto: le vie per cogliere un'opportunità o, se vogliamo, anche più d'una. Un manifesto rivolto ai giovani, anzitutto, il richiamo al coraggio, a non abbattersi davanti agli ostacoli che abbiamo davanti. Bisogna crederci, insomma, in un futuro diverso. Il lavoro è nato non per caso, ma dal mio desiderio di mettere assieme spunti autobiografici e riflessioni, fatti di vita vissuta e richiami, se vogliamo, più cerebrali, come nella traccia "Lou". Ecco, un progetto semplice, se vogliamo, autoprodotto e sudato dall'inizio alla fine, con idee, ritengo, non banali, messe poi assieme nel mio primo album. L'idea portante, che si porta dietro le altre, è quella di fare musica senza rincorrere le mode correnti. Che, sempre di più, inseguono il personaggio più che le note.
5. Cosa ti spaventa e cosa ti affascina di più nel mondo della musica?
5) Mi affascina la possibilità di poter creare e mettere a nudo i miei pensieri, sfruttando, adesso, anche piattaforme dove è possibile veicolare contenuti senza inserire troppi filtri. Mi spaventa la superficialità che spesso si respira nell'ambiente, dove la musica è vista come un mezzo per ottenere dei benefìci e non come un fine.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri?
6) I miei progetti futuri sono quelli di continuare a fare musica fino a quando avrò qualcosa da dire, mi auguro per sempre! Sarebbe brutto finire una giornata senza aver maturato un pensiero da poter mettere in musica. Sto già lavorando a un secondo disco e spero di poter tornare a registrare molto presto.
7. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
7) E' una domanda difficilissima. Ce ne sono davvero tante di band che apprezzo. Dico solo qualche nome, le prime tre che mi vengono in mente: Men I trust, Nu Guinea e Drugdealer.