Abbiamo contattato i MIRIAM IN SIBERIA che hanno da poco pubblicato il loro nuovo disco dal titolo FAILING. Ci hanno parlato della loro musica, delle loro canzoni, dei loro gusti musicali, dei loro progetti futuri e molto altro. Buona lettura.
1. Chi sono i MIRIAM IN SIBERIA secondo i MIRIAM IN SIBERIA?
Una rock band che da dieci anni va alla ricerca della psichedelia tra fuzz, volumi esagerati e immagini pseudo-mistiche. Ma anche quattro amici che con una certa cocciutagine sono riusciti ad arrivare ad un risultato di cui sono finalmente soddisfatti – il nostro ultimo album, che un po’ ironicamente abbiamo chiamato FAILING.
2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
La nostra musica si può situare nel rock psichedelico contemporaneo più duro – diciamo che più che le atmosfere sospese, ci interessa l’esperienza sonora forte, il volume.
Tre aggettivi: “scura”, di sicuro, molti bassi e niente facili entusiasmi; “onesta” perché in 10 anni rivendichiamo di avere sempre rifiutato paraculismi di ogni genere; “orecchiabile”, che sembra non entrarci niente, ma (nelle migliori delle ipotesi) nei nostri dischi ci sono anche composizioni con questa qualità.
3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
Personalmente, ora come ora la musica per me deve fare una cosa sola, e cioè stimolare la mia immaginazione – sia quella che ascolto che quella che suono. Mi piace pensare ai dischi che come a degli sketch da cui posso partire, per sviluppare idee nuove, musicali e non.
4. Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “FAILING” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il disco nasce subito dopo l’esperienza del precedente “Vol. 2”, che è stata una rottura con il nostro passato, scoprendo suoni hard, ‘70s ma in qualche modo moderni. “Failing” elabora queste idee con un’attitudine più cattiva e tagliente. I pezzi parlano di affrontare ostacoli impossibili, e farlo stoicamente – resistere, quindi. La copertina (opera del fotografo Marco Quinti), rappresenta la tundra siberiana: un’immagine realistica e senza nessuna manipolazione, ma concettualmente incomprensibile per la nostra realtà perché raffigura una distesa infinita, impossibile da superare, inumana. Failing, appunto.
5. Quali sono i vostri progetti futuri?
Suonare dal vivo. Non ce n'é mai abbastanza, stiamo facendo il massimo per portare Failing dal vivo; i nostri dischi sono tutti prevalentemente live. Per questo saremo il 25 Gennaio a Roma, poi giù in Sicilia e varie date in Campania. Senza vergogna dico di seguirci su webpage e su Facebook per conoscere le nostre date.
6. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Ci piacerebbe continuare a lungo a fare quello che facciamo e poter seguire la nostra creatività liberamente. Magari avendo sempre più mezzi e disponibilità per realizzare opere di cui siamo pienamente convinti.
7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Gli Sleep, non una nuova band ma chiaramente un cardine per i nostri ascolti, ed anche una band che suona secondo le loro regole (molto belli anche gli Om, che nascono da una costola degli Sleep). Poi gli OOIOO che hanno fatto a mio modesto parere il disco dell’anno mischiando post rock, gamelan e neotribalismi in un disco che puoi fischiettare sotto la doccia.
I Baptists perché sono fortissimi e davvero non ce n’è per nessuno contro di loro.