Abbiamo intervistato SOUL ISLAND che ci ha parlato del progetto, delle sue canzoni e di molto altro..
Buona lettura
1. Chi è SOUL ISLAND secondo SOUL ISLAND?
Soul island è un song-writer e produttore, con radici nel punk/hc e l’emo che racconta di se stesso e della sua immagine del mondo, ultimamente usando synth e drum machine. Viene da Lecce ed ha vissuto a fondo e a lungo in diverse città, su tutte Bologna e recentemente Londra. Oltre a fare musica fa il designer di software e si sfoga programmando glitch che poi pubblica su Instagram.
2. Come definiresti la tua musica? Se dovessi dare tre aggettivi alla tua musica, quali sceglieresti?
Viscerale, onesta, elettronica.
3. Ascoltando il tuo ultimo lavoro dal titolo “SHARDS”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Mi fa piacere! Io stesso cercavo forti stimoli melodici. “Shards”, ovvero “Frammenti”, perché il disco è una collezione di momenti di vita e visioni sul mondo, durante una fase sofferta di adattamento a molti cambiamenti. Un periodo in cui tanti punti fermi che avevo si sono infranti, per esempio la forza e genuinità delle sottoculture, o gli ideali anti-capitalisti virtuosi degli anni 90. Nel frattempo trovavo nuovi punti di vista sulle cose, sulla musica. Sono passato dal power pop e gli ampli spinti a 11, ad architetture di sequencer e beat spezzati. E’ un lavoro molto autobiografico, con tracce che parlano di relazioni a distanza, dell’etica “loser”, del distacco dalla musica (sono stato fermo per alcuni anni) ed altre che sono tributi personali al nostro pianeta compromesso dal riscaldamento globale, o il mio discorso interiore sull’etica scientifica (!!!).
4. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho voglia di portare in giro questo disco dal vivo, intervallare con un paio di viaggi lunghi, mettere su qualche chilo mangiando male, rimettermi a scrivere musica e fare più roba visiva.
