1.Chi è la SOSSIO BANDA secondo la SOSSIO BANDA?
Sei esseri umani suonanti che fanno della musica la propria fonte vitale, che insieme creano incredibili sinergie. Amano emozionare e trasmettere la magia di suoni e ritmi ampliamente ricercati, messaggi di pace, fratellanza e uguaglianza.
È un collettivo che nasce 10 anni fa nelle terre della Murgia facendo del loro sound un mix esplosivo di generi e influenze musicali, dettate dalla sintesi straordinaria delle varie sensibilità dei musicisti che la compongono; si spazia dalla musica classica al jazz, dalla tradizione ai Balcani.
2.Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Ricercata, vissuta, travolgente.
3.Ascoltando il vostro nuovo lavoro “Ceppeccat” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Da sempre, anche nelle composizioni più datate, il nostro punto di interesse e di analisi è stato l’uomo: i suoi sentimenti, i suoi comportamenti e il modo di relazionarsi con l’ambiente che lo circonda e con i suoi simili.
I peccati sono un pretesto per trattare questi aspetti dell’animo umano, e nel nostro piccolo, abbiamo cercato di farlo in modo sempre diverso e bizzarro. Ad alcuni vizi abbiamo attribuito dei personaggi, ad esempio il “Nonno Tempo” per l’accidia (track “Timbe”), che cammina e scorre inesorabile, che non si ferma mai e non può perder tempo perché è egli stesso il Tempo e che, stanco di vedersi trascorrere inutilmente, diventa egli stesso accidioso; L’invidia che serpeggia e mortifica qualsiasi iniziativa distruggendo i rapporti umani è una Signora crudele e beffarda che gira tra la gente e ride della stupidità degli esseri umani afflitti da questo peccato.
Di altri peccati ne abbiamo esaltato le virtù, che sembra un ossimoro ma riflettendoci bene senza l’Ira probabilmente non ci sarebbe mai stata la Rivoluzione Francese e tanti altri avvenimenti che hanno cambiato il corso della Storia che hanno dato la forza a milioni di individui di emanciparsi e conquistare valori universali come la libertà, la democrazia e la dignità personale; la Lussuria che sistematicamente si presenta e primeggia in un mondo guidato e governato da essa; l’Avarizia che regala una vita misera fondata sul terrore del futuro, in cambio di una morte da ricchi, è un invito ad essere più generosi soprattutto nei confronti dei più deboli e dei bisognosi; la Gola fame di potere e denaro, ingordigia di pochi individui che si arricchiscono e speculano a discapito della maggioranza, provocando guerre e carestie; la Superbia nei confronti dell’ambiente e del mondo animale, che sta portando lentamente all’autodistruzione.
Le molteplici melodie, i ritmi e le ambientazioni sempre differenti dei brani di “Ceppeccàt” rispecchiano le varie sfaccettature dell’animo umano, sempre diverso, variegato talvolta imprevedibile e diabolico.
L’idea alla base delle composizioni è quella di analizzare l’uomo moderno attraverso un argomento tanto antico quanto affascinante come quello dei sette peccati capitali che nel bene o nel male hanno condizionato e influenzato la vita di milioni di individui nei secoli; dal primo istante ci è sembrato un modo intrigante e originale di trattare l’argomento “Uomo”.
4.Perchè avete scelto di concepire un disco sui vizi capitali?
Tutto nasce da un’intuizione di Francesco Sossio, sassofonista e leader della Sossio Banda, ispirato dagli illustri: Sant’Agostino, Tommaso d’Aquino, Dante, Molière e altri grandi Maestri; ha voluto esplorare l’animo dell’essere umano per scoprire le sue peculiarità; così seguendo la tesi del grandissimo Prof. Umberto Galimberti, abbiamo dato vita a questo nuovo album. Il professore dice testualmente:
"Come al solito non sono mai le virtù ma sempre i vizi a dirci chi è, di volta in volta, l'uomo. E allora guardiamoli da vicino questi vizi"; abbiamo concepito “Ceppeccàt” che in dialetto barese vuol dire “Che peccato” per l’uomo, ma anche “C’è peccato” dell’uomo.
5.Quali sono i vostri progetti futuri?
Suonare, suonare e suonare, sicuramente amiamo molto di più il lavoro di palco (i viaggi, i luoghi, gli incontri) a quello di sala ed è proprio nei concerti a nostro avviso che riusciamo a dare il meglio di noi stessi, riuscendo a trasmettere emozioni e a veicolare i nostri messaggi in tempo reale, alternando momenti di puro divertimento a quelli di profonda riflessione.
6.Avete recentemente festeggiato dieci anni di carriera. Come vedete oggi il “mestiere di fare musica” rispetto ai vostri inizi?
Per alcuni versi più facile, perché l’esperienza acquisita negli anni ci consente di evitare di commettere alcuni errori fatti in passato; nel tempo ci siamo creati un nome ed un pubblico fantastico che ci segue e spesso ci chiamano da Festival ed eventi per esibirci, piuttosto che essere noi a doverci proporre.
D’altra parte però, l’offerta culturale è cambiata molto rispetto a dieci anni fa, molti Festival hanno chiuso i battenti e l’attenzione si è spostata su altri generi e su un altro modo di fare e divulgare la musica.
La società cambia e si evolve e con essa anche la musica e tutto ciò che ruota intorno ad essa: adeguarsi o rimanere ancorati al proprio essere?
Noi preferiamo conservare la nostra identità, evolvendola magari, ma mai omologandola e adattandola al gusto e alle mode.
7.Cosa dà la vostra terra d’origine (Puglia) alla vostra musica?
Sicuramente il DNA, il modo di pensare e di rapportarsi al mondo, diciamo un buon 90%.
Tra di noi parliamo in dialetto, pensiamo e sogniamo in dialetto e siamo cresciuti con il suono delle Bande e dei ritmi pugliesi nelle orecchie.
8.Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Domanda difficilissima a cui rispondo a titolo del tutto personale in base alle esperienze di vita vissute.
Enzo Avitabile e Bottari, con cui ho vissuto un’esperienza personale unica ed indimenticabile, avendo collaborato con lui per diversi anni e che considero il più grande esponente della World Music Italiana e uno dei Big del genere a livello mondiale.
Aziz Sahmaoui & University of Gnawa, già cofondatore dell’Orchestre National de Barbès (ONB) che a me piace moltissimo che ha saputo a mio avviso, contaminare meravigliosamente la musica africana con quella occidentale, mischiando diversi generi che vanno dal jazz al rock alle musiche del Mondo.
Manu Dibango, sassofonista, compositore camerunense straordinario, con cui ho avuto l’onore di suonare, pioniere della World Music e della contaminazione; artista immenso ed ecclettico con un carisma unico; lui è Storia e Leggenda, la testimonianza vivente che esiste un modo differente di suonare il sassofono, di concepire e vivere la musica.